Violenta la 90enne con la quale convive: condannato a 7 anni di carcere

È in carcere dai primi giorni di agosto dello scorso anno. Se non interverranno modifiche alla sentenza letta ieri in aula dal presidente della prima sezione penale Roberto Spanò dovrà rimanerci fino al 2030. Al termine del rito abbreviato chiesto e ottenuto dal suo difensore, al netto dello sconto previsto dal rito, i giudici lo hanno condannato a sette anni di reclusione. L’accusa è pesantissima: violenza sessuale ai danni della 90enne che da anni lo ospitava e che lui, per anni, ha aiutato.
L’uomo, un indiano prossimo ai 53 anni, più della metà dei quali vissuti in Italia e in provincia di Brescia, è accusato dal sostituto procuratore Elisa Saccaro di aver pesantemente abusato della donna e di averle procurato delle lacerazioni intestinali infilandole un bastone di legno nell’ano.
Una routine
I fatti, per come li ha raccontati l’anziana nel corso di un incidente probatorio voluto dal giudice delle indagini preliminari nell’immediatezza della denuncia e per come sono stati ripercorsi ieri in aula, non sarebbero frutto di un’aggressione proditoria e improvvisa messa a segno dall’uomo. Ma si inserirebbero in un contesto di confidenza maturata in anni di frequentazione e convivenza. Per stessa ammissione della donna i due hanno avuto una certa routine sessuale nonostante la sua anzianità, le sue disabilità motorie e il profondo divario di età. Rapporti non saltuari che l’uomo, interrogato dal presidente Spanò, ha di fatto confermato pur tergiversando sull’ultimo incontro intimo e contraddicendosi sulle date.
Dal banco degli imputati il 53enne ieri ha ammesso di aver chiesto altro alla signora. Di aver voluto di più da lei. Ma ha anche cercato di far passare, senza però riuscirci, la sua desistenza. Ha detto di essersi rassegnato al fermo no della donna e di non essere andato oltre. Che l’abbia davvero fatto, a giudicare dalla condanna, è circostanza che i giudici non hanno presa per credibile.
La condanna
Il racconto di quegli attimi che hanno portato al suo ricovero in ospedale con le lesioni intestinali, fatto dalla donna in incidente probatorio, e la circostanza che i due in quegli istanti si trovassero nudi sotto le lenzuola, situazione peraltro ammessa dall’uomo e rinfrescata alla memoria del processo ieri dal suo difensore, hanno convinto il collegio ad accogliere la richiesta di pena formulata dal pubblico ministero, a condannare l’uomo a dieci anni e mezzo (divenuti 7 per lo sconto di un terzo previsto dal rito abbreviato), ma anche al pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva di 10mila euro a favore dell’anziana costituita parte civile a processo e assistita dall’avvocata Juliana Dushaj.
Che il 53enne da lei pretendesse di più la novantenne l’aveva riferito al suo medico curante. Appresa la notizia sconvolgente, il dottore aveva subito messo mano al telefono e lo aveva chiamato nel tentativo, non riuscito, di farlo desistere. Il badante ieri ha cercato di difendersi sostenendo di non aver violentato l’anziana e che non fu lui a procurarle le lesioni con le quali fu ricoverata e per le quali disse al gip di essere svenuta. Il 53enne ha negato di aver usato bastoni di legno e sostenuto di averle solo praticato una medicazione con il beccuccio dosatore di una crema. I giudici non hanno creduto nemmeno a questa versione e per far scendere il sipario sulla terribile vicenda hanno avuto bisogno di un quarto d’ora. Giusto il tempo di mettere la condanna nero su bianco.
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