«Vanno ridotti i tempi di rilascio dei permessi di soggiorno»

Oggi 250 persone al presidio davanti alla Prefettura: «Migliaia gli stranieri in attesa da mesi»
Ritardi nel rilascio dei permessi, migranti in protesta
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Tornano in presidio davanti alla Prefettura, rivolgendosi verso le finestre dello Stato per gridare il proprio appello: accorciare i tempi per il rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno, di ricongiungimenti familiari e di passaporti.

Più di 250 cittadini di Brescia hanno risposto alla chiamata di Fabi, Diritti per Tutti, Coordinamento delle associazioni senegalesi, Associazione Muhammadiah moschea pakistana e varie associazioni «perché la situazione è diventata insostenibile – spiega Umberto Gobbi di «Diritti per Tutti» -: solo nella città di Brescia sono migliaia le persone che devono attendere fino a 18 mesi per poter ottenere il permesso di soggiorno, quando secondo la legge possono trascorrere al massimo 60 giorni».

Le realtà promotrici chiedono alla prefetta Maria Rosaria Laganà un incontro urgente per istituire un tavolo permanente con Prefettura, Questura e Loggia. «A causa dei ritardi ci sono famiglie migranti impossibilitate a trovare una casa in affitto, ci sono genitori che non riescono a riunirsi con i figli». Ma c’è anche un’infinità di ostacoli alla quotidianità: non è solo impossibile trovare casa, ma anche stare insieme, viaggiare, condurre un’esistenza semplicemente serena. «È come se fossimo fantasmi - dicono dalla piazza -. Non abbiamo gli stessi diritti degli altri cittadini e non possiamo condurre una vera vita. Senegalesi, bengalesi, pakistani: tutti abbiamo avuto problemi».

E il paradosso di un sistema farraginoso rallentato dalla burocrazia e dal personale ridotto all’osso è che i migranti bresciani ottengono gli auspicati documenti quando ormai mancano pochi mesi al rinnovo. Così dopo sei mesi ricomincia la trafila. Tensioni c’erano già state in passato (come nel 2021, quando dopo la sanatoria voluta dall’allora ministra Teresa Bellanova per i lavoratori nei settori dell’agricoltura, dell’edilizia e dell’assistenza familiare, a Brescia furono inoltrate circa 5mila richieste ma ci vollero anni per smaltirle); ma non si era mai arrivati a un tale rallentamento dell’intera macchina.

«Se non cambierà nulla torneremo in piazza per chiedere di non calpestare i diritti delle famiglie».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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