CronacaGarda

Valtenesi, crisi alla Locale: tutti gli agenti chiedono il trasferimento

Alice Scalfi
Non era mai accaduto: tutti i poliziotti in servizio nei Comuni serviti dalla Locale della Valtenesi hanno depositato in forma congiunta la richiesta di mobilità volontaria
La sede della Locale della Valtenesi
La sede della Locale della Valtenesi
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È un gesto inedito, senza precedenti nella storia recente della Polizia Locale: tutti gli agenti in servizio nei comuni della Valtenesi, compresi gli amministrativi, hanno depositato, in forma congiunta, la richiesta di mobilità volontaria verso altri enti. Un’intera squadra, quindi, è pronta ad andarsene. Non è un bluff, assicurano. È la sintesi di un malessere che, a detta degli operatori, si trascina da anni, aggravato da un immobilismo che ha lasciato il comando senza risposte, senza strumenti.

«Garantiamo sicurezza, interventi, turni anche su base volontaria – spiega uno degli agenti –. Ma ogni richiesta, anche la più elementare, è rimasta inascoltata. Adesso siamo al punto di rottura».

La richiesta

La richiesta – già protocollata – coinvolge dodici unità su tredici. La tredicesima è il comandante. Un messaggio chiaro, che non può essere archiviato come semplice malumore interno. Il segnale è rivolto ai Comuni della convenzione (Soiano, Manerba, Moniga e Padenghe), chiamati a gestire un corpo intercomunale che sta reggendo su un equilibrio sempre più precario. «Non chiediamo premi – dicono gli operatori –, ma il minimo sindacale: scatti orizzontali, un sistema welfare, il riconoscimento delle funzioni effettive. Altrove esistono già. Qui, nemmeno si risponde».

Il lavoro, intanto, non si è mai fermato. Il presidio sul territorio resta attivo ogni giorno fino a tarda sera. La mole delle attività di polizia giudiziaria e amministrativa è cresciuta sensibilmente, così come le operazioni straordinarie, i sequestri, le emergenze gestite. Ma a fronte dell’impegno costante , ribadiscono gli agenti, non è mai seguita una risposta proporzionata.

Condizioni eque

Non si tratta solo di carichi o orari: la questione, dicono, è culturale: «Sembra che la nostra funzione venga data per scontata. Che basti esserci, sempre, comunque. Ma questo silenzio, da parte delle amministrazioni, è un segnale preciso».

Il malessere è esploso ora, ma non è nato oggi. Da tempo si chiedono condizioni più eque, tutele familiari e un assetto organizzativo all’altezza del servizio svolto. Senza riscontri. «Non possiamo più fare finta che vada tutto bene solo perché ci siamo sempre arrangiati».

La decisione è stata condivisa e comunicata in modo unitario. «Non è un gesto d’istinto – precisano –. È l’unico strumento rimasto per farci ascoltare». L’auspicio, ora, è che dall’Unione dei Comuni della Valtenesi arrivi un segnale concreto. Fino ad allora, le richieste di mobilità rimarranno sul tavolo.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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