Valtenesi, crisi alla Locale: tutti gli agenti chiedono il trasferimento

È un gesto inedito, senza precedenti nella storia recente della Polizia Locale: tutti gli agenti in servizio nei comuni della Valtenesi, compresi gli amministrativi, hanno depositato, in forma congiunta, la richiesta di mobilità volontaria verso altri enti. Un’intera squadra, quindi, è pronta ad andarsene. Non è un bluff, assicurano. È la sintesi di un malessere che, a detta degli operatori, si trascina da anni, aggravato da un immobilismo che ha lasciato il comando senza risposte, senza strumenti.
«Garantiamo sicurezza, interventi, turni anche su base volontaria – spiega uno degli agenti –. Ma ogni richiesta, anche la più elementare, è rimasta inascoltata. Adesso siamo al punto di rottura».
La richiesta
La richiesta – già protocollata – coinvolge dodici unità su tredici. La tredicesima è il comandante. Un messaggio chiaro, che non può essere archiviato come semplice malumore interno. Il segnale è rivolto ai Comuni della convenzione (Soiano, Manerba, Moniga e Padenghe), chiamati a gestire un corpo intercomunale che sta reggendo su un equilibrio sempre più precario. «Non chiediamo premi – dicono gli operatori –, ma il minimo sindacale: scatti orizzontali, un sistema welfare, il riconoscimento delle funzioni effettive. Altrove esistono già. Qui, nemmeno si risponde».
Il lavoro, intanto, non si è mai fermato. Il presidio sul territorio resta attivo ogni giorno fino a tarda sera. La mole delle attività di polizia giudiziaria e amministrativa è cresciuta sensibilmente, così come le operazioni straordinarie, i sequestri, le emergenze gestite. Ma a fronte dell’impegno costante , ribadiscono gli agenti, non è mai seguita una risposta proporzionata.
Condizioni eque
Non si tratta solo di carichi o orari: la questione, dicono, è culturale: «Sembra che la nostra funzione venga data per scontata. Che basti esserci, sempre, comunque. Ma questo silenzio, da parte delle amministrazioni, è un segnale preciso».
Il malessere è esploso ora, ma non è nato oggi. Da tempo si chiedono condizioni più eque, tutele familiari e un assetto organizzativo all’altezza del servizio svolto. Senza riscontri. «Non possiamo più fare finta che vada tutto bene solo perché ci siamo sempre arrangiati».
La decisione è stata condivisa e comunicata in modo unitario. «Non è un gesto d’istinto – precisano –. È l’unico strumento rimasto per farci ascoltare». L’auspicio, ora, è che dall’Unione dei Comuni della Valtenesi arrivi un segnale concreto. Fino ad allora, le richieste di mobilità rimarranno sul tavolo.
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