Valeria Balzarini, bresciana in marcia verso Gaza: «Dovevo esserci»

La 32enne parteciperà alla Global March to Gaza: «Chiediamo l’apertura del valico di Rafah per consentire l’ingresso degli aiuti umanitari». Domani la partenza per Il Cairo
La bresciana Valeria Balzarini - © www.giornaledibrescia.it
La bresciana Valeria Balzarini - © www.giornaledibrescia.it
AA

«Non si può rimanere indifferenti, siamo tutti esseri umani e la dignità ed i diritti fondamentali devono essere garantiti. Io sento il dovere di fare qualcosa». Valeria domani partirà, arriverà al Cairo. Stessa meta per altre cinquemila persone in arrivo da 54 Paesi di tutto il mondo. Si ritroveranno nella capitale egiziana per poi spostarsi nella città di Al Arish e quindi, se le autorità locali li autorizzeranno, camminare pacificamente insieme verso il valico di Rafah, all’imbocco della Striscia, e lì portare vicinanza e solidarietà al popolo palestinese.

La marcia

C’è anche una bresciana tra i partecipanti alla Global March to Gaza, è Valeria Balzarini, 32enne residente in città, esperienze lavorative nel Terzo settore e volontariato attivo nella Croce Bianca. Dieci giorni fa, quando ha letto dell’iniziativa del tutto apartitica e pacifista lanciata a livello internazionale, non ci ha pensato due volte: «Ho inviato subito una mail per iscrivermi e da allora mi sto preparando. Ogni sera partecipo alla call di formazione, a cui si collegano persone di tutto il mondo. Ci vengono fornite informazioni ed indicazioni, di carattere legale ed organizzativo, ci viene ribadito il senso dell’iniziativa, sottolineato anche dalla Carta etica che abbiamo sottoscritto: è una mobilitazione della società civile per rompere pacificamente il blocco israeliano e permettere l’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia».

Il valico di Rafah, al confine tra Egitto e la Striscia di Gaza - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Il valico di Rafah, al confine tra Egitto e la Striscia di Gaza - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it

Dal «basso»

È questo, insieme al bisogno di «fare qualcosa», che l’ha convinta: «La marcia nasce per così dire dal basso, dalla volontà di persone comuni intenzionate a portare la loro vicinanza ad una popolazione martoriata ed a chiedere l’apertura immediata e permanente del valico di Rafah per consentire l’ingresso degli aiuti umanitari», oltre ad un immediato cessate il fuoco permanente, al ritiro delle forze militari israeliane a Gaza, alla ricostruzione di Gaza.

L’obiettivo è appunto arrivare al valico, ma certo non ad ogni costo: «Non è nostra intenzione creare tensioni in Egitto, tant’è che senza autorizzazione delle autorità non ci muoveremo. Faremo tutto nel pieno rispetto delle leggi, con la volontà di portare il nostro messaggio, di dare un segnale forte. Avremo i nostri striscioni, i nostri cartelli, io porterò con me anche le spillette della Croce Bianca in segno di pace e di solidarietà, con lo stesso spirito che mi anima quando faccio la soccorritrice, senza, ripeto, alcuna connotazione politica».

Cinquanta chilometri

Tra poco si parte, ultime ore per prepararsi e, anche, per allenarsi, perché marciare per 50 chilometri in tre giorni in un’area desertica è un impegno anche fisico: «Sento anche – aggiunge Valeria – la spinta di tante persone che in questi giorni mi stanno dicendo: “Fallo anche in nome mio”. Così mi aiutano a superare quel po’ di paura che avverto. Ma vado, sono convinta: perché siamo tutti esseri umani».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

Icona Newsletter

@I bresciani siamo noi

Brescia la forte, Brescia la ferrea: volti, persone e storie nella Leonessa d’Italia.