Appello per Gaza, il rettore: «Condivido, lo girerò al vicepremier»

La raccolta firme non è ancora terminata. Il rettore ha già assicurato il suo sostegno. «Farò il postino volentieri. Consegnerò al vicepremier l’appello che mi è stato rivolto in queste ore. L’ho apprezzato molto – ci ha detto Francesco Castelli – non entra nel merito di un conflitto difficile da interpretare e sul quale ognuno può avere la sua opinione. Ma chiede cose condivisibili. Professori, dipendenti amministrativi, studenti sollecitano la pace, il silenzio delle bombe.
Chiedono che i bambini smettano di morire, che le persone possano tornare a mangiare e a immaginare un futuro. Chiedono il rilascio degli ostaggi. Indipendentemente da come la si possa pensare sul conflitto israelopalestinese, credo che non si possa non essere d’accordo con questo appello. Non so come e quando riuscirò a consegnarlo al ministro, ma mi faccio senza dubbio interprete di queste istanze con il vicepremier».
L’Università degi Studi di Brescia si è fatta interprete anche delle speranze degli universitari palestinesi. Ne adotterà 3 dei 97 cui si rivolge il progetto voluto dalla Conferenza dei Rettori per portare a studiare in Italia studenti residenti nei territori palestinesi. «Con orgoglio posso dire – ci ha detto il rettore Castelli – che l’Università di Brescia è una di quelle che più si è impegnata per mobilitare risorse a favore di ragazzi provenienti da Paesi in situazioni di difficoltà economiche o, come in questo caso, attraversati da conflitti. Purtroppo sono meno di 100 i posti a disposizione su base nazionale e per ora sono già 7mila le richieste arrivate dalla Palestina».
L’Ateneo bresciano si mette a disposizione degli studenti palestinesi, ma non chiude i canali con il mondo accademico israeliano. È delle scorse ore la pubblicazione, anche sul sito dell’Università degli studi di Brescia, della ventunesima edizione del bando congiunto per progetti di ricerca, sviluppo e innovazione (R&S), nell’ambito dell’Accordo bilaterale Italia–Israele del 2000.
«Non è un progetto del nostro Ateno – precisa Castelli – ma nonostante questo ritengo che boicottare la ricerca e il dialogo accademico non sia la via. Sono convinto che anche in Israele c’è chi condivida la necessità di collaborare e che il dialogo debba passare anche da qui. Purché non sia in ambito bellico, io sono per la collaborazione scientifica con tutti».
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