Turni su 14 ore e stipendi bassi: la grande fuga degli autisti di bus

Con l’inizio della scuola moltiplicati i disagi: «Mancano i conducenti, scelgono il privato». Ferrari (Filt Cgil): «Serve che ci sia una sola azienda per il trasporto pubblico locale, che integri urbano ed extraurbano»
Un autobus Arriva in una foto d’archivio - © www.giornaledibrescia.it
Un autobus Arriva in una foto d’archivio - © www.giornaledibrescia.it
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Guidare per sei o sette ore. Ma stare fuori casa anche per oltre 14, sei giorni alla settimana. Per uno stipendio che, al massimo dell’anzianità e della qualifica, non supera 1700 euro al mese netti.

Ecco come si spiega, secondo chi imbraccia quotidianamente il volante di un autobus extraurbano, la grave carenza di autisti che sta condizionando pesantemente l’inizio dell’anno scolastico nella nostra provincia. Una partenza... in salita, con corse saltate, mezzi strapieni e inevitabile coro di critiche, lamentele e polemiche attorno all’azienda Arriva, che gestisce il servizio extraurbano su indicazione dell’Agenzia del Trasporto Pubblico Locale.

La testimonianza

Lo stesso autista spiega anche perché quest'anno la situazione sia peggiore dello scorso anno: «Da qualche mese l’azienda non è più delle ferrovie tedesche ma di un fondo americano e la nuova proprietà ha bloccato gli aumenti e i premi che la precedente gestione riusciva comunque a garantire. Diversi miei colleghi si sono licenziati in questo periodo perché aspettavano miglioramenti dello stipendio che non sono arrivati».

Condizioni di lavoro e trattamento economico degli autisti, in un quadro di pesante carenza di risorse, sono le principali motivazioni: «Con queste patenti e questi titoli abilitanti ciascuno di noi può guidare autobus o camion nel privato e guadagnare da subito anche il 50% in più. E poi il nastro orario su 14 ore consentito dal contratto, cioè il tempo tra l’inizio del primo servizio della giornata e la fine dell'ultimo, ci costringono a diverse ore fermi in parcheggi in provincia o in deposito. Senza guidare e senza vivere le nostre vite».

Emblematico il caso dei meccanici. Quelli che vivono in provincia guidano un autobus, con i passeggeri a bordo, anche sul percorso casa-lavoro permettendo i necessari raddoppi, cioè le corse bis, negli orari di punta. Poi lavorano in officina e la sera coprono una corsa verso la loro residenza, portando anche il bus già al capolinea del giorno successivo. «Anche per diversi di loro le condizioni sono diventate insostenibili, si stanno licenziando».

Il sindacato

Una situazione non nuova ma che quest’anno ha raggiunto un livello ancora più preoccupante: «È successo quello che purtroppo temevamo e che abbiamo denunciato anno dopo anno - spiega Mauro Ferrari, segretario della Filt Cgil e autista Sia per 41 anni - il trasporto extraurbano è al collasso. Anche per questo abbiamo indetto, l’8 novembre, uno sciopero senza fasce di garanzia. La stima è che sull’extraurbano in provincia di Brescia manchino almeno 70 autisti ma con la tendenza che vediamo la carenza aumenterà invece di ridursi».

Per Ferrari la soluzione è una sola e non nuova: «Lo dico da molti anni e con il rimpianto di chi ha vissuto la Sia quando era un’eccellenza europea. Serve che ci sia una sola azienda per il trasporto pubblico locale, che integri urbano ed extraurbano, eliminando i doppioni operativi e gestionali e liberando risorse da mettere sulla strada».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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