Trasporto pubblico, per vertici dell’Agenzia di Brescia «siamo nella tempesta perfetta»

L’ultima stima del Tpl indicava un ammanco di sette milioni di euro, ma sono conti già superati e i lavoratori devono fare i conti con contratti vecchi e stipendi bassi
Studenti alla fermata del pullman in via XX Settembre a Brescia - Foto Gabriele Strada Neg © www.giornaledibrescia.it
Studenti alla fermata del pullman in via XX Settembre a Brescia - Foto Gabriele Strada Neg © www.giornaledibrescia.it
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All’appello mancano alcuni milioni di euro. Quelli necessari per sviluppare il Trasporto pubblico locale e per raggiungere l’obiettivo di ridurre il traffico privato del 10%. L’ultima stima del Tpl di Brescia, che risale agli anni dell’emergenza sanitaria, indicava un ammanco di 7 milioni. Ma quei conti sono già superati. Per i vertici del Tpl di Brescia «siamo nella tempesta perfetta», perché tutto si tiene in piedi su un equilibrio precario: da una parte limitate risorse economiche, dall’altra ancor meno risorse umane.

«Se avessimo più autisti e non avessimo mai tagliato le corse oggi di certo non avremmo le risorse per gli obiettivi preposti», dicono dalla sede dell’Agenzia in via Marconi. E come dire che è proprio la moria di conducenti a «salvare» il comparto, le cui mancanze impattano comunque direttamente sull’utenza. E le proiezioni non sono ottimistiche: il Politecnico di Milano ha confermato un ammanco di 1,7 miliardi di euro per tutto il Trasporto pubblico nazionale. «Un pericoloso sbilancio finanziario – riferiscono Agens, Anav, Asstra, le associazioni che rappresentano le imprese pubbliche e private del comparto –, dovuto sia alla carenza annuale del Fondo nazionale di finanziamento del Tpl (si tratta di quasi 800 milioni) sia alle risorse che servirebbero a far fronte ai futuri costi di rinnovo del Ccnl di categoria, scaduto nel 2023, e che le organizzazioni sindacali hanno quantificato in circa 900 milioni di euro aggiuntivi a regime».

Il problema è lo stesso anche nel Bresciano, dove la maggior parte dei contratti sono vecchi e con salari bassi. Eventuali nuovi accordi comporterebbero maggiori costi, dovuti soprattutto all’inflazione che sta erodendo le disponibilità economiche. Che la situazione fosse delicata si era d’altronde già capito lo scorso anno proprio nel comparto bresciano, dove l’Agenzia ha concordato con le aziende un piano di riduzione delle corse e nonostante i tagli lo scenario è stato governato. Ma è un equilibrio instabile. Ecco perché il sistema industriale – concludono le associazioni delle imprese – «non può reggere senza una revisione del quadro delle risorse funzionali. Il rischio è una crescente riduzione dell’offerta che andrà a scoraggiare la domanda di mobilità pubblica, allontanando così il Paese dagli obiettivi di sostenibilità ambientale e di crescita economica».

Tradotto: urge la revisione dei finanziamenti per evitare la semi-paralisi del trasporto pubblico nazionale e per provare a incentivare l’uso dei mezzi da parte dei cittadini.

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