Tintoretto «addio» e alloggi a Sanpolino: i 42 milioni di euro del Pnrr più a rischio

Il nullaosta, per ora, non c’è. Le rassicurazioni presentate ad oggi dalla Loggia non bastano. A preoccupare maggiormente sono i tempi: riuscirà Brescia a rispettare la tabella di marcia imposta dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (tradotto: fine lavori entro marzo 2026) con un progetto da realizzare da zero, a partire da aprile?
È (ancora) questo lo scoglio che il Comune deve superare per non perdere il tesoretto di 42,4 milioni di euro che si era aggiudicata con il bando Pinqua (acronimo di «Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare»).
Il «piano B»
I fondi in questione erano legati al progetto del nuovo borgo Tintoretto firmato Redo Sgr, ma tramontata l’intesa con la società che ha acquistato l’area su cui sorgeva il vecchio grattacielo colorato, ormai raso al suolo, la sindaca Laura Castelletti, il direttore generale Marco Baccaglioni e l’assessore al Pnrr Marco Garza hanno proposto a Roma un «piano B»: realizzare tre lotti di alloggi (con un canone accessibile) articolati in altrettanti edifici – e recuperando così parecchi spazi verdi – non più sull’area della ex torre Tintoretto, bensì a Sanpolino. Il quartiere che chiude Brescia ad est è (a livello urbanistico) il più giovane della città e, proprio per questo, ha ancora in tasca un ventaglio di diritti edificatori ancora da realizzare.
Sul filo
Occhi e orecchie erano puntati sulla giornata di ieri: il nuovo progetto era infatti all’ordine del giorno dell’alta commissione del Pinqua per la valutazione. Chi però era certo che l’intesa fosse ormai fatta, è rimasto deluso: i membri della consulta hanno infatti deciso di chiedere alla Loggia ulteriori chiarimenti sul rispetto delle tempistiche del Pnrr. La posta in gioco è alta. Specie se si considera che 17,3 milioni di euro del Fondo opere indifferibili (Foi) sono andati già perduti.
Non solo: la Loggia contava sul progetto borgo Tintoretto (e su questi 42,4 milioni di euro) per realizzare 270 alloggi da mettere a disposizione a prezzi popolari. I tempi per l’operazione sono strettissimi: non a caso il team della sindaca ha giocato la carta di Brescia Infrastrutture, la società pubblica in house di gestione patrimoniale che si occupa (anche) di progettare e realizzare opere. Roma, però, per intestarsi la responsabilità chiede maggiori certezze. E l’orologio corre: il «piano B» per salvare i 42,4 milioni deve incamerare il «sì» entro fine mese. Mancano quattro giorni. La porta delle possibilità sembra socchiudersi sempre di più.
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