Terrorismo, il procuratore: «I giovani d’oggi si radicalizzano meno»

Secondo Leonardo Lesti, sostituto procuratore a Milano, il segnale che mostra un reale terrorista è la progettualità: l’intervista
Leonardo Lesti, sostituto procuratore di Milano - © www.giornaledibrescia.it
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Leonardo Lesti quando è stato sostituto procuratore a Brescia ha seguito l’indagine che ha portato all’arresto di Anas El Abboubi e negli anni successivi si è occupato molto di terrorismo.

Che fenomeno rappresentava Anas?

«Lui è stato il prototipo del lupo solitario italiano: un tentativo di integrazione non riuscito, dei trascorsi con la musica rap e poi il cambiamento repentino che lo aveva portato in poco tempo a radicalizzarsi e scegliere di partire come foreign fighter. Nei mesi successivi abbiamo individuato altri casi analoghi, pochi per fortuna, di ragazzi nordafricani di seconda generazione che hanno seguito percorsi di quel tipo. Dopo il 2015 però il fenomeno si è molto ridimensionato».

Oggi cosa vedete tra quei ragazzi?

«Vediamo un forte ribellismo sociale, che porta a dei comportamenti violenti, a volte indirizzati contro gli italiani, ma di furti, rapina o estorsioni. Il radicalismo religioso con questi giovani non ci sembra stia prendendo piede».

Il terrorismo online è una realtà con cui fare i conti, anche in Italia.

«La rete dà l’illusione di poter agire nell’anonimato e tante persone si lasciando andare a frasi e commenti anche molto forti in ambito politico o religioso. Le forze di polizia hanno dei sistemi molto efficienti di monitoraggio e questo permette di intercettare le situazioni potenzialmente più gravi».

Quali sono i segnali che mostrano la differenza tra uno spaccone digitale e un potenziale terrorista?

«La progettualità è la vera differenza. Purtroppo gli attentati più recenti mostrano che basta una macchina o un furgone per fare dieci morti quindi armi ed esplosivi non sono più una discriminante. Il monitoraggio serve per capire chi avrebbe la volontà e l’opportunità di passare all’azione, di riunire altre persone, di fare del vero proselitismo».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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