Chat sulla Jihad e manuali di armi: oggi l’interrogatorio del 46enne

Sono passati esattamente 20 anni da quando, nel 2005, proprio a Brescia venne letta la prima sentenza di condanna per terrorismo internazionale di matrice islamica e nuovamente si torna a parlare di Jihad, di addestramento alla produzione e all’uso delle armi e di messaggi che incitano alla guerra santa dopo che le Digos di Perugia e Brescia, coordinate dalla procura umbra, hanno arrestato Rachid Karroua, operaio siderurgico di 46 anni, originario del Marocco ma cittadino italiano da più di 10 anni, e che da oltre venti vive e lavora in Valsabbia. Oggi è residente con la famiglia, padre di cinque figli, a Barghe.
L’ordinanza
Proprio nel paese della Valsabbia si sono presentati mercoledì mattina gli agenti della Polizia che hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere a suo carico. Per lui l’accusa è di autoaddestramento con finalità di terrorismo.
La Polizia Postale monitora in rete migliaia di comunicazioni e alcune, che hanno specifiche caratteristiche, vengono segnalate alle procure per le necessarie verifiche, nel suo caso, grazie ad una attività sotto copertura, si è scoperto che il 46enne di Barghe era molto attivo all’interno di un gruppo chiuso di Whatsapp legato allo «Stato Islamico», dove si entra solo su invito di un’altra persona già inserita. In una conversazione intercettata e poi finita agli atti Karroua spiegava ad un altro membro del gruppo come comportarsi: «Usa l’energia della rabbia e dell’intimidazione quando sentirai contro di te la presenza dell’odio e della malizia. Ti temeranno e si allontaneranno da te».
I riscontri
Una circostanza che ha giustificato una perquisizione domiciliare: all’interno della cantina della sua abitazione sono stati trovati fogli manoscritti, in arabo, con le istruzioni per costruire una pistola e altre armi artigianali.
«Gli approfondimenti investigativi – scrive la Procura di Perugia – hanno poi confermato la centralità della Rete e dei circuiti mediatici internazionali nell’attività di propaganda jihadista, finalizzata al proselitismo ed all’esaltazione delle azioni terroristiche riconducibili allo Stato Islamico alle quali è accusato di avere aderito il 46enne».
Stamattina (venerdì) davanti al Gip Federica Brugnara, si terrà l’interrogatorio di garanzia in cui l’arrestato potrà dare la sua versione dei fatti.
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