Davanti a Canton Mombello sorgerà una «Porta della Speranza» di Boeri

Sarà Stefano Boeri a ideare e realizzare la Porta della Speranza destinata al carcere di Canton Mombello di Brescia, nell’ambito del progetto internazionale promosso dalla fondazione pontificia Gravissimum Educationis del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede. L’iniziativa, intitolata «Porte della Speranza», coinvolge dieci istituti penitenziari – otto in Italia e due in Portogallo – e intende costruire un ponte simbolico tra le città e le comunità carcerarie attraverso l’arte.
Le dieci porte
Le dieci porte artistiche, ideate da architetti e architette di rilievo in dialogo con le persone detenute, saranno collocate all’esterno dei penitenziari, visibili a tutta la cittadinanza. A Brescia ci sarà dunque l’opera di Boeri, che si affiancherà a quelle di Michele De Lucchi (Milano, San Vittore), Fabio Novembre (Lecce, Borgo San Nicola, sezione femminile), Gianni Dessì (Roma, Regina Coeli), Mario Martone (Venezia, Santa Maria Maggiore), Massimo Bottura (Palermo, Pagliarelli), Mimmo Paladino (Napoli, Secondigliano) ed Ersilia Vaudo Scarpetta (Reggio Calabria). Le opere saranno coordinate dal curatore artistico Davide Rampello e realizzate tra la fine del 2025 e il primo semestre 2026. I materiali scelti – metallo, pietra e legno – richiamano sacrificio, fede e rigenerazione.
Il progetto, presentato in Vaticano, trae origine dal gesto simbolico dell’apertura della Porta Santa nel carcere di Rebibbia all’inizio del Giubileo. Da quell’atto nasce l’idea di un percorso artistico e spirituale che renda visibile il valore della speranza e della rinascita anche nei luoghi di detenzione.

La Chiesa e la detenzione
«La Chiesa avverte come propria missione la responsabilità di andare incontro alle persone in situazioni di detenzione per annunciare loro il Vangelo della speranza», ha spiegato il cardinale José Tolentino de Mendonça, presidente della fondazione pontificia e prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione. «Non possiamo dimenticare né la popolazione carceraria né la realtà istituzionale che il carcere rappresenta. Vogliamo contribuire a risvegliare la coscienza della nostra comune responsabilità di custodi della speranza», ha aggiunto.
«Auspichiamo un autentico incontro tra le città che ospiteranno le Porte e le comunità carcerarie – ha sottolineato mons. Davide Milani, segretario generale della fondazione Gravissimum Educationis –; tra i pregiudizi e la realtà delle donne e degli uomini che vivono la pena. Le Porte della Speranza vogliono offrire all’opinione pubblica un’occasione per entrare idealmente nel carcere e riconoscerne la funzione riabilitativa e umana».
Il progetto, realizzato in collaborazione con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del ministero della Giustizia, è sostenuto anche dalla Fondazione Cariplo. «Le Porte della Speranza sono molto più di una iniziativa artistica, sono un cammino – ha commentato il direttore del Dap, Stefano Carmine De Michele –. Un cammino che attraversa simbolicamente le mura del carcere, aprendole alla luce del dialogo, dell’ascolto, della bellezza e soprattutto della dignità umana».
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