Spara al vitello dei vicini e lo uccide: Antonello Orrù torna in cella

Non è durata molto la vita da libero cittadino di Antonello Orrù, pluripregiudicato bresciano di 61 anni con 26 anni di condanne alle spalle per reati in materia di armi e stupefacenti che ha recentemente finito di scontare una lunga condanna.
Nelle scorse ore i carabinieri di Brescia e Nuvolento hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dell’uomo, di origini sarde, dopo che era stato denunciato per aver sparato contro il vitello nella stalla di un suo vicino di casa. I carabinieri hanno individuato l’auto usata per l’irruzione nella stalla e l’hanno collegata al pregiudicato. Nel corso di una perquisizione gli sono state trovate munizioni ed esplosivi. Nel raid dello scorso marzo nella stalla di Serle era stato ucciso un vitello con un colpo alla testa.
I carabinieri hanno riferito che i militari «oltre a individuare il presunto responsabile sono riusciti a ricondurre l’azione a liti con il “vicinato”, per l’utilizzo di aree destinate al pascolo». Nell’abitazione utilizzata dal 61enne, i militari già nell’aprile scorso avevano eseguito una perquisizione domiciliare delegata dalla Procura della Repubblica di Brescia, rinvenendo (all’interno di un’intercapedine) e sequestrando 30 munizioni cal. 9x21 mm e materiale esplodente (3 detonatori a fuoco e miccia a lunga combustione), oltre agli abiti indossati e all’autovettura utilizzata per compiere l’azione delittuosa che, sottoposti agli esami dei Carabinieri del Ris di Parma, hanno permesso di evidenziare peculiari particelle compatibili con l’esposizione all’esplosione di colpi di arma da fuoco».
Antonello Orrù è membro di una famiglia che, negli anni ‘90 e nei primi ‘2000n è stata spesso al centro delle vicende di cronaca della provincia di Brescia. Ora l’uomo è stato trasferito nel carcere cittadino.
Esigenze cautelari
Per il gip che ha firmato l'arresto: «Tenuto conto della gravità dei reati per cui si procede e della negativa personalità dell'indagato, desunta dai suoi precedenti penali, si ritiene che le esigenze cautelari possano essere soddisfatte esclusivamente mediante applicazione della più gravosa misura della custodia in carcere».
Impossibile per il giudice disporre il braccialetto elettronico per il pregiudicato bresciano, «considerato il fatto che l'indagato è attualmente domiciliato in una frazione di un Comune sita in una zona montana, difficilmente sorvegliabile e, soprattutto, adiacente all'abitazione delle persone offese, tale da portare a ritenere che, in caso di violazione di una misura cautelare domiciliare, le Forze dell'Ordine mai potrebbero intervenire tempestivamente al fine di salvaguardare l'incolumità delle persone offese» scrive il giudice.
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