Soldi ad Hamas, iniziative a Brescia: nel 2024 interrogazione di Bordonali

L’ente aveva promosso un festival di solidarietà alla moschea di via Corsica nel 2010 e nel 2017
L'onorevole Simona Bordonali - © www.giornaledibrescia.it
L'onorevole Simona Bordonali - © www.giornaledibrescia.it
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L’associazione benefica di solidarietà con il popolo palestinese coinvolta nell’indagine era da tempo al centro dell’attenzione. E come riemerge in queste ore l’ente aveva promosso iniziative anche a Brescia.

Nell’ottobre del 2024 la deputata leghista bresciana Simona Bordonali aveva chiesto al Governo di intervenire con urgenza per vigilare sulle attività di questa associazione e impedire il finanziamento di organizzazioni terroristiche come Hamas. L’interrogazione presentata il 14 ottobre del 2024 sollevava preoccupazioni in merito al ruolo dell’Associazione, guidata da Mohammad Hannoun ieri arrestato dall’antiterrorismo italiano, il quale è stato inserito nella lista delle Specially Designated Nationals (Sdn) dall’Office of Foreign Assets Control (Ofac) del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti. L’associazione, pur presentandosi come ente benefico, avrebbe trasferito al tempo almeno quattro milioni di dollari alla fazione militare di Hamas nell’arco di dieci anni.

L’interrogazione parlamentare poneva anche l’attenzione sulle attività dell’ente in diverse città italiane, tra cui Brescia, dove nel 2010 e nel 2017 l’Associazione aveva promosso un festival di solidarietà alla moschea di via Corsica. Eventi come questi, che si dichiarano finalizzati al sostegno delle persone in difficoltà, potrebbero celare la raccolta di fondi destinati ad attività illecite. Così nel giorno degli arresti l’onorevole Bordonali torna sul tema: «Faccio un plauso alla forze dell’ordine in questa operazione che ha visto coinvolto anche l’antiterrorismo. L’esito ci tranquillizza perché dimostra che c’è una reale prevenzione nel nostro Paese».

Ma l’esponente leghista invita a non abbassare la guardia e ricorda che «la Lega ha presentato una proposta di legge sulla necessità di tracciare i finanziamenti che arrivano nelle moschee, sia in entrata sia in uscita. Si tratta di un discorso di trasparenza». Ma è chiaro che sullo sfondo vi è l’obiettivo di evitare finanziamenti a gruppi terroristici e di capire quali Stati arabi finanziano l’attività sul territorio italiano. Non solo nello stesso progetto di legge, presentato nel 2023, si prevede che l’imam tenga i propri sermoni in italiano pena una sanzione tra i 2000 e i diecimila euro.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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