Sequestrato e picchiato per investimenti sbagliati in bitcoin
I soldi che ha perso investendo in criptovalute non erano i suoi. Chi glieli ha affidati non ha voluto sentire ragioni. Li rivolevano ad ogni costo. E per far capire ancora meglio le loro intenzioni non si sono fatti scrupoli. Lo hanno sequestrato e picchiato per ore, fino a quando non è riuscito a fuggire da una finestra del terzo piano e chiedere aiuto.
È una vicenda ancora tutta da chiarire quella accaduta ieri mattina in Valtrompia, cominciata in un appartamento di Costorio di Concesio e finita al Pronto soccorso dell’ospedale di Gardone Valtrompia dove il ragazzo è stato visitato, medicato e dimesso e da dove sono partite anche le segnalazioni ai carabinieri che ora stanno cercando di ricostruire nel dettaglio quello che è accaduto tra mercoledì sera e giovedì mattina.
Ad avere la peggio, almeno per ora, è un ragazzo di 23 anni che abita a Lissone, in provincia di Monza e Brianza, che è stato dimesso dal Pronto soccorso con una prognosi di 15 giorni per le percosse che ha indubbiamente subito.
Il viaggio
Secondo quanto lui stesso ha raccontato ai carabinieri che hanno raccolto la sua versione dei fatti, il giovane, che aveva investito denaro in bitcoin che poi aveva perso, è arrivato nel pomeriggio per incontrare un amico e questi lo avrebbe portato in un appartamento al terzo piano di una palazzina di Costorio di Concesio.
All’interno c’erano otto persone, tre ragazze e cinque ragazzi, e tra loro alcune delle persone che gli avevano affidato il denaro da investire. E che avendolo davanti lo volevano riavere. Le sue spiegazioni e giustificazioni evidentemente non li hanno convinti.
Il ragazzo ha raccontato di essere stato chiuso in una stanza, legato e picchiato. In ospedale gli sono stati riscontrati i segni di pugni su tutto il corpo ma anche quello di una corda stretta attorno al collo. A suo dire non poteva muoversi.
La fuga
Solo dopo ore, quando ormai era mattina, è riuscito a liberarsi e ad aprire una finestra. Si è calato fino al balcone di un’altra abitazione e ha chiesto aiuto. Alcuni residenti della via lo hanno sentito e hanno allertato i soccorsi.
Mentre veniva medicato ha raccontato ai carabinieri quello che gli era accaduto e sono iniziate le indagini. I militari dell’Arma hanno individuato l’appartamento e identificato le persone che ci vivono che sono poi state convocate in caserma per essere sentite. Allo stesso modo da Monza sono arrivati i genitori del ragazzo e anche loro sono comparsi davanti ai carabinieri per fornire elementi su quanto accaduto al figlio.
Il primo passo sarà capire cosa sia effettivamente successo nell’appartamento, chi abbia colpito il ragazzo e in che modo e se la sua versione corrisponda alla verità oppure se ci siano altre circostanze che non sono ancora emerse e che invece potrebbero spiegare il violento sequestro.
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