Rubio e Bibi al Muro del Pianto, centinaia di tank schierati a Gaza City

In vista del voto all'assemblea generale dell'Onu sulla creazione di uno Stato palestinese, il segretario di Stato americano Marco Rubio è arrivato in Israele per lanciare un segnale di sostegno.
Esattamente sei giorni dopo il raid dell'Idf contro la leadership di Hamas a Doha. E proprio mentre l’esercito israeliano ha schierato centinaia di tank al confine nord di Gaza City. Mentre Benyamin Netanyahu e Rubio pregavano insieme a Gerusalemme davanti al Muro del Pianto per gli ostaggi e in onore del presidente Trump, a Doha si è tenuto l'incontro dei ministri degli Esteri dei Paesi arabi e islamici intenzionati a dare una risposta unitaria, in preparazione del vertice di emergenza convocato dopo l'attacco nella città del Golfo Persico.
Nei cieli dell'emirato si sono fatti vedere i caccia inviati dall'Egitto, a protezione della sicurezza delle alte personalità presenti. Alla Città Santa, nel posto più sacro per la religione ebraica, il premier israeliano e il segretario Usa, come da tradizione, hanno infilato tra le pietre antiche bigliettini con suppliche e desideri, il loro messaggio a Dio. «La visita di Rubio è una testimonianza della solidità e della forza dell'alleanza israelo-americana, resistente e forte come le pietre del Muro Occidentale che abbiamo appena toccato. Grazie, Marco», ha dichiarato Netanyahu, mentre Rubio non ha rilasciato dichiarazioni.
Il primo ministro del Qatar Mohammed al-Thani invece ha usato parole di fuoco contro Israele accusandolo di «aver condotto un attacco sconsiderato e spregevole, mentre Doha ospitava negoziati ufficiali». Lo sceicco ha definito il raid «terrorismo di Stato» e invitato la comunità internazionale a sanzionare lo Stato ebraico, sottolineando però che l'accaduto non gli impedirà di proseguire la mediazione per porre fine alla guerra nella Striscia. Di fatto nella riunione dei Paesi arabi non si è parlato di risposte militari contro Israele, ma di una condanna politica che potrebbe indebolire gli Accordi di Abramo. Hamas ha usato parole speculari in una lettera inviata ai ministri arabi: «Il governo israeliano sta aprendo una porta pericolosa all'estremismo e al terrorismo nella regione». Intanto, nei colloqui con Rubio, secondo i media Usa, ci sono i prossimi passi a Gaza e la potenziale annessione di Israele di parti della Cisgiordania, in risposta al riconoscimento pianificato da alcuni Paesi occidentali di uno Stato palestinese. Il segretario «ha fatto capire che non si oppone alle annessioni e che l'amministrazione Trump non si metterà di traverso», ha riferito Axios. Allo stesso tempo, funzionari della Casa Bianca temono che l'estensione della sovranità «porterebbe al crollo degli Accordi di Abramo».
L’offensiva
Intanto 300mila residenti di Gaza City hanno già lasciato la città. Con l'Idf pronto a una settimana cruciale: centinaia di tank e mezzi militari sono stati schierati al confine nord di Gaza per l'operazione di terra. I generali prevedono che la battaglia durerà più di 4 mesi, mentre i miliziani di Hamas aspettano a migliaia nella zona centrale dell'enclave e confusi tra gli sfollati del campo di al Mawasi. Israele ha rivelato che «mentre impediscono ai residenti di lasciare la zona, alti funzionari di Hamas cercano di espatriare attraverso il meccanismo di evacuazione umanitaria di Israele».
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