Baggio: «Per Mazzone avrei dato la vita. Ora mi piace De Zerbi»

Roberto Baggio è il protagonista dell’ultimo episodio di Bsmt, podcast di Gianluca Gazzoli. L’episodio è intitolato «Dio esiste e ha il codino!»: titolo che mette in risalto la stima e il rispetto che il conduttore del format ha nei confronti di uno dei più grandi calciatori italiani di sempre. L’ex giocatore è un’icona capace di andare oltre i colori: riesce a unire i tifosi di ogni squadra grazie al talento e all’incredibile umanità.
Durante la loro chiacchierata, come viene definita da Gazzoli, vengono toccati diversi momenti chiave della vita del vincitore del Pallone d’oro 1993: l’addio al calcio, il rigore sbagliato a Pasadena, il buddismo, il rapporto con Mazzone a Brescia e la rapina subita un anno fa.
L’addio al calcio
Baggio, quando gli viene chiesto se riguarda mai le immagini del suo addio al calcio giocato, avvenuto poco più di 21 anni fa a San Siro con la maglia del Brescia, risponde con un sorriso: «Evito, mi viene immediatamente la nostalgia e ci sto male. Mi sarebbe piaciuto giocare di più ma dopo ogni partita le ginocchia si gonfiavano e dovevo rimanere fermo. Mi ha portato avanti la mia forte passione. Quando ho smesso per me è stata quasi una liberazione a causa dei miei dolori fisici».
Allenatori
Gazzoli durante l’episodio nomina Carlo Mazzone, definendolo «uno degli ultimi allenatori del calcio passionale». A queste parole l’ex rondinella afferma di avere un ricordo meraviglioso del mister che lo ha allenato durante la sua esperienza a Brescia, soprattutto per il suo modo di essere, schietto, sincero e diretto, dicendo che per lui avrebbe addirittura dato la vita. In seguito gli viene chiesto per quali allenatori del calcio odierno gli piacerebbe giocare e lui risponde con tre nomi, dei quali due ex giocatori del Brescia: Guardiola, De Zerbi e Simone Inzaghi.
La rapina
Un altro momento di cui si è parlato all’interno della puntata è stata la recente rapina subita circa un anno fa a casa sua in campagna. Il Divin Codino sospetta che gli artefici sapessero che quella fosse casa sua e racconta alcuni degli attimi più spaventosi avvenuti di quell’esperienza terribile. «Hanno disintegrato tutto e puntato la pistola contro mio figlio per sapere dove fosse la cassaforte che nemmeno abbiamo. Provo grande rabbia e ora capisco le persone che provano a farsi giustizia da sole».
Rimpianti
Il Divin Codino afferma di non aver rimpianti nella sua carriera tranne un singolo episodio, impresso nei ricordi di tutti noi italiani, ma soprattutto nei suoi. Quel maledetto rigore tirato alto in finale dei Mondiali contro il Brasile. Una partita, tra l’altro, che Baggio afferma di aver sognato moltissime volte fin da quando era piccolo come se fosse scritto nel suo destino, anche se il finale della partita non era come ciò che si è poi avverato. Avrebbe preferito perdere 3-0 quella finale, dice.
Persona buona e sensibile, Baggio lo è da sempre. Come quando ai tempi della Fiorentina ritirava gli assegni senza incassarli, perché si vergognava e sentiva in colpa dato il pochissimo tempo giocato a causa degli infortuni. Un uomo di altri tempi.
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