Robert Prevost nuovo Papa, decisivi i voti di asiatici e africani

La candidatura di Robert Francis Prevost ha cominciato ad emergere nel ricevimento «Commonwealth» dove si sono riuniti tutti i cardinali di area anglofona, dagli inglesi al sudafricano Stephen Brislin, passando per le isole Tonga, il Pakistan, l’India. La lingua inglese stavolta ha fatto la differenza per incontrarsi, parlarsi, studiarsi. Alle congregazioni generali si sentiva sempre più spesso entrare i cardinali dicendo «good morning, good morning», e non più solo «buongiorno, buongiorno». Segno appunto del Conclave più internazionale di sempre e con un accento anglofono.
Il ruolo di Dolan

Ma naturalmente è stato determinante Timothy Dolan, arcivescovo di New York, l’uomo del presidente americano Donald Trump in Vaticano. Lui ha giocato un ruolo di primo piano, come era già stato al precedente Conclave quando perfezionò la candidatura di Jorge Mario Bergoglio, rimanendone poi deluso. Dolan ha lavorato per ricucire le anime divise della Chiesa americana. Gli antitrumpiani come Mc Elroy, Wolton Gregory e i super conservatori alla Di Nardo e lo stesso Dolan hanno capito che era arrivato il momento di giocare come una squadra. Al pontificio collegio nordamericano si sono fatti i veri giochi. Dolan, sicuro di sé, twittava e dispensava i soliti sorrisi. Intanto contava i voti per Francis Prevost, un profilo perfettamente spendibile: statunitense di nascita ma missionario in Perù, solido in dottrina, curiale come ex prefetto della Congregazione per i vescovi, fluido in italiano, inglese ovviamente e spagnolo.
Gli sconfitti

Il cardinale Pietro Parolin è il grande sconfitto: in suo sfavore ha giocato l’accordo sulla nomina dei vescovi con la Cina, ma hanno pesato anche le divisioni tra gli stessi bergogliani. Arrivati sparsi alla meta, non sono stati in grado di convogliare i loro voti su candidati come il francese Jean Marc Aveline, o il maltese Mario Grech, anche lui anglofono. Fuori dai giochi anche Pierbattista Piazzaballa, francescano gradito a Comunione e Liberazione, patriarca di Gerusalemme dei Latini, troppo giovane e troppo «politico».
I voti decisivi
Decisivi per l’elezione di Prevost sono stati i voti degli asiatici e degli africani, esattamente quelli che sono mancati a Parolin nonostante le voci di un ticket con un altro grande favorito delle prime ore, il cardinale Tagle. I cardinali africani e asiatici erano indecisi all’inizio delle congregazioni, e il loro voto alla fine in Conclave si è orientato con l’Occidente, o almeno con una certa idea di Occidente.
La famiglia
Nei giorni scorsi Prevost, il nuovo Papa con il nome di Leone XIV – il Papa della Rerum Novarum, iniziatore della Dottrina sociale della Chiesa –, aveva rilasciato un’intervista in cui aveva parlato dell’importanza dei suoi genitori nella sua formazione e nella sua crescita spirituale. Una famiglia cosmopolita, come trasversale geograficamente è la sua educazione tra i due continenti americani: una storia familiare crocevia di culture, con un padre con origini francesi ed italiane e la madre spagnole. Prevost aveva parlato anche dell’importanza dell’amore di una famiglia. Non aveva certo specificato che si riferisse a quella tra uomo e donna, quella che non prevede unioni tra persone dello stesso sesso, ma il sottotitolo era quello. Tutti segnali rassicuranti dopo un Papa, Francesco, che ha aperto tutte le porte. Troppo, per molti cardinali che hanno partecipato al conclave.
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