Referendum, quorum non raggiunto: per la cittadinanza i no al 37%
Alle 15 sono state chiude definitivamente le urne per il referendum abrogativo sui temi del lavoro e della cittadinanza. Il quorum non è stato raggiunto. A livello nazionale l’affluenza è del 30,6%: un dato in linea che con quello della Lombardia, ma più alto rispetto al Bresciano che vede un partecipazione intorno al 26,5%. Sopra la media invece Brescia città, dove l’affluenza finale è del 34,40%. Collebeato, con il 38,71%, è il paese dove si è votato di più; Collio, per contro, è quello in cui si è votato di meno (10,28%).
Qui tutti i dati relativi alla partecipazione, Comune per Comune, suddivisi per quesito. Dati che sono disponibili anche sul nostro portale dedicato alle elezioni, raggiungibile qui.
Il quesito sulla cittadinanza: la % di no
Interessante notare i dati relativi allo spoglio delle schede del quinto quesito, quello sulla cittadinanza. L’affluenza è in linea per tutti e cinque i quesiti, ma per quanto riguarda la cittadinanza, notevole è la percentuale che nel Bresciano si delinea per i no, che sfiora il 37%, mentre oscilla tra il 14 e il 16% per le schede sui temi legati al lavoro.
In alcuni Comuni, i no hanno addirittura superato i sì: è il caso di Capovalle, Cimbergo, Valvestino, Incudine, Collio, Marmentino, Sabbio Chiese e Vezza d’Oglio.
I precedenti
Storicamente, se si analizzano sia i referendum abrogativi che costituzionali, raramente e solo in tempi recenti la nostra provincia ha avuto livelli di affluenza più bassi rispetto al dato nazionale, come si può leggere in questo grafico.
Sinistra italiana Brescia
«Il mancato raggiungimento del quorum ci amareggia e segna l'ennesimo preoccupante segnale di disaffezione delle cittadine e dei cittadini dalle forme di partecipazione – sottolinea il segretario provinciale di Sinistra italiana Brescia Luca Trentini –. Sapevano bene che questa sarebbe stata una scommessa molto difficile ma la chiamata del governo all'astensione è stata del tutto irresponsabile. È innegabile che non siamo riusciti a far percepire alle e agli elettori l'importanza di questi quesiti referendari».
Prosegue Trentini: «Tuttavia milioni di persone hanno sostenuto i diritti di cittadinanza e la necessità di riequilibrare i rapporti fra capitale e lavoro, oggi del tutto sbilanciati a favore del capitale. Continueremo su questa strada, convinti che solo su temi come questi sia possibile costruire una alternativa alle destre. Appare infatti grottesco il tentativo.del governo di arruolare al centrodestra la maggioranza che si è astenuta ritenendo che il fallimento dei referendum rafforzi il governo. Il 30%dei cittadini votanti sono un segnale che non li deve lasciare tranquilli».
Maurizio Landini
«Il nostro l'obiettivo era raggiungere il quorum, è chiaro che non lo abbiamo raggiunto. Oggi non è una giornata di vittoria – specifica Maurizio Landini, segretario generale della Cgil –. Contemporaneamente gli ultimi dati ci dicono che sono oltre 14 milioni le persone che hanno votato nel nostro paese cui si aggiungeranno gli italiani all'estero: un numero importante, un numero di partenza. I problemi che abbiamo posto con i referendum rimangono sul tavolo».
Elly Schlein
«La differenza tra noi e la destra di Meloni è che oggi noi siamo contenti che oltre 14 milioni di persone siano andate a votare, mentre loro esultano perché gli altri non ci sono andati. Ne riparliamo alle prossime politiche. Hanno fatto una vera e propria campagna di boicottaggio politico e mediatico di questo voto ma hanno ben poco da festeggiare: per questi referendum hanno votato più elettori di quelli che hanno votato la destra mandando Meloni al governo nel 2022. Quando più gente di quella che ti ha votato ti chiede di cambiare una legge dovresti riflettere invece che deriderla». Lo dice la segretaria Pd Elly Schlein sul referendum.
Antonio Tajani
«Forse bisogna cambiare la legge sui referendum, servono probabilmente più firme, anche perché abbiamo speso tantissimi soldi per esempio per portare centinaia di migliaia, milioni di schede per gli italiani all'estero che sono tornate bianche». Lo ha detto il vicepremier e il ministro degli Esteri Antonio Tajani al Tg1. Poi per quanto riguarda le valutazioni di tipo politico, innanzitutto lo strumento del referendum per avviare iniziative politiche non si è risolto positivamente», ha affermato.
Roberto Cammarata (Pd)
«Ci sono battaglie che vanno combattute anche in vista di possibili sconfitte, quando sono in gioco i valori fondamentali e la propria identità politica – ha commentato il segretario cittadino del Pd, Roberto Cammarata – Dignità della persona, qualità e sicurezza del lavoro e dei percorsi di vita dicono molto della qualità di una democrazia. Il Pd non poteva sottrarsi a questo doveroso impegno e per questo si è impegnato a fondo per questi referendum. Nella doverosa presa d’atto della sconfitta politica, credo vada riconosciuto a Elly Schlein il coraggio di tale scelta. È fondamentale che tutto il partito lo riconosca e si unisca senza riserve in un rilancio degli obiettivi politici della Segreteria nazionale. La stessa responsabilità va richiesta ai sostenitori delusi dall’esito dei referendum, affinché non aprano processi a chi nel partito ha sostenuto solo parzialmente o più tiepidamente la campagna referendaria. Questo è il momento del rilancio unitario del nostro partito, anche a Brescia dove siamo impegnati in una importante prova di governo locale».
Paolo Fontana (Forza Italia)
«Quando il popolo si astiene, la democrazia non tace: lancia un segnale. E il segnale di questi referendum, con un’affluenza così bassa, è chiaro. Ciò che voleva essere una “spallata” al governo si è trasformato in un fallimento per chi quel tentativo di “spallata “ha promosso – ha commentato il capogruppo di Forza Italia in Loggia, Paolo Fontana –. La sinistra, scegliendo la strada della protesta ad ogni costo, ha voltato le spalle alle proprie stesse conquiste. Ha preferito riempire le piazze anziché le urne e guadagnarsi la fiducia degli elettori. Ma non si guida una Nazione da un palco ed inseguendo la sinistra radicale e massimalista. I cinque quesiti referendari non hanno unito, non hanno convinto. Né nel merito, né nel metodo. Hanno rivelato una verità ormai oggettiva: le forze di opposizione non sono ancora una coalizione. Sono, al più, un’alleanza fragile, disunita già al proprio interno».
Davide Bresciani (+Europa)
«Il mancato raggiungimento del quorum non toglie nulla alla forza, alla dignità e al valore politico di chi ha scelto di battersi per ciò che riteneva giusto – ha detto Davide Bresciani di +Europa – . Il lavoro svolto, anche da noi del comitato bresciano LaCittàXLaCittadinanza formato da +Europa ed altre sigle e associazioni è stato prezioso a mio avviso: abbiamo riportato un tema fondamentale al centro del dibattito pubblico, riattivando energie, confronto e consapevolezza. Questo non è un dettaglio, e non può essere ignorato, né a destra né a sinistra.
Quando tante persone si mobilitano per affermare un principio di giustizia, lasciano un segno. Non disperderemo questa spinta: ciò che è giusto continua ad esserlo, anche quando non ottiene subito un risultato formale. Aggiungo che come ha giustamente detto poche ore fa il segretario Riccardo Magi e che condivido appieno, ha vinto l’astensione, spinta da disinformazione e da calcoli politici. Per questo non ci sentiamo affatto sconfitti. Sul quorum il fatto che questa voce non venga ascoltata è un serio problema per la nostra democrazia. Il quorum del 50%+1 è diventato un freno alla volontà popolare. Nei prossimi giorni +Europa, insieme a chi ha sostenuto il referendum, presenterà in Parlamento una proposta di legge. La normativa attuale è ingiusta e non abbiamo alcuna intenzione di fermarci qui».
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