Pochi posti per disabili nei Centri estivi comunali, Frattini: «Lasciati soli dallo Stato»

L’assessora alle Politiche educative del Comune di Brescia sottolinea come a mancare all’appello siano i fondi, che il governo destina alle scuole ma non ai Comuni
Insieme. Un momento di gioco in un Centro ricreativo estivo
Insieme. Un momento di gioco in un Centro ricreativo estivo
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Un regolamento non c’è, ma - soprattutto - a mancare all’appello sono i fondi, perché «vengono dirottati solo alle scuole e non ai Comuni». L’assessora alle Politiche educative in Loggia, Anna Frattini, interviene sul caso di mamma Giulia, che aveva puntato il dito su un sistema bollato come «carente e discriminatorio». A finire sotto i riflettori sono i Cre, i Centri ricreativi estivi comunali: per i bambini con disabilità sono riservati solo due posti ogni venti. Troppo pochi per mamma Giulia, che - da genitore lavoratore - da anni resta impigliata nel limbo della lista d’attesa dei mesi estivi e che, in assenza del servizio, anni fa ha anche perso il posto di lavoro: «Gli altri bimbi hanno più opzioni e possono recarsi anche negli altri grest, il mio piccolo ha meno possibilità e noi dobbiamo lavorare, sono esasperata» ha raccontato al GdB.

Come funziona

Se si guardasse alle norme, l’intrattenimento estivo «non è obbligatorio»: per il Comune è dunque una scelta quella di offrire il servizio «per andare incontro alle istanze di conciliazione dei tempi delle famiglie, con l’attenzione a rispondere a una situazione sociale che muta rapidamente e in modo continuo» rimarca la Loggia, che evidenzia come l’offerta sia «ampia» e come il capoluogo «si avvalga anche di una rete di soggetti ai quali viene dato un contributo per calmierare le rette». C’è però un tema politico di fondo, che guarda direttamente a Milano e a Roma: «Di fronte a una crescente consapevolezza del ruolo educativo dei servizi per i piccoli, soprattutto se portatori di disabilità, di fronte a una sempre maggiore esigenza di conciliazione dei tempi da parte delle famiglie, che dopo la pandemia hanno ripreso l’attività lavorativa con ritmi crescenti, di fronte, soprattutto, all’aumento delle certificazioni, i Comuni non possono essere lasciati soli dallo Stato nel rispondere alle esigenze delle famiglie, che non hanno autonomia di scelta sul tempo di vacanza scolastica». Il riferimento corre al fatto che i finanziamenti per l’intrattenimento estivo arrivati dal Governo e distribuiti dalla Regione per l’estate «sono rivolti alle scuole e non agli enti pubblici. E di quelle cittadine, solo una ha deciso di accedervi, vista l’entità di lavoro a cui devono far fronte le scuole. La norma prevede che in caso di inserimento di minori disabili sarà il Comune a dover sostenere la spesa».

L’impegno

Una situazione, quella denunciata da mamma Giulia, di cui la Loggia è insomma consapevole. Non a caso «il Comune - rimarca l’assessora - eroga alla Diocesi un contributo annuale, di cui 53mila euro dedicati all’affiancamento specialistico dei minori disabili». È stata poi attivata «una serie di interventi per poter offrire ad altri minori disabili la possibilità di frequentare servizi estivi (accreditamento di enti del Terzo settore e dotazione estiva scuole paritarie)», impegnando altri circa 100mila euro nel 2024. «Vogliamo garantire servizi sempre migliori per le famiglie della nostra città e i nostri sforzi vanno costantemente in questa direzione - conclude Frattini -. Ci sono chiaramente margini di miglioramento e segnalazioni come quelle della signora che ha sollevato il caso sono certamente utili. Lavoreremo per trovare soluzioni».

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