Tragedia sul Pizzo Camino, addio allo scialpinista Mauro Benicchio
Erano partiti di buon ora da Sotto il Monte, paese natale di Papa Giovanni XXIII. Il loro obiettivo era arrivare prima di pranzo in cima al Pizzo Camino, la vetta che con i suoi 2.492 metri segna il confine tra Bergamo e Brescia, tra la val di Scalve e la Val Camonica. Per risalire il versante nord occidentale del monte si erano presentati con sci e pelli di foca. Una volta all’attacco della roccia se li erano levati per proseguire con ramponi e piccozza sino al vertice.
L’incidente al ritorno

Raggiunta la vetta, qualche foto e la decisione di tornare alla base dopo aver ripreso l’attrezzatura, con una bella sciata fino a valle. Ma a destinazione Mauro Benicchio, 50enne escursionista bergamasco, non ci è arrivato. Sulla via del ritorno, secondo una prima ricostruzione dei carabinieri della compagnia di Breno, lo scialpinista orobico avrebbe messo il piede su un lastrone di ghiaccio proprio sulla sommità di un canalone, perso l’equilibrio per poi precipitare per un centinaio di metri. Un volo terrificante, che l’uomo non è riuscito ad arrestare, e che è terminato con un impatto devastante.
I soccorsi
Benicchio, stando al racconto che hanno fatto i suoi compagni di escursione, chiudeva la comitiva. I quattro non erano in cordata. Quando il vuoto si è inghiottito l’amico, gli altri tre pertanto non se ne sono accorti. Non almeno nell’immediatezza. Il dramma si è materializzato in tutta la sua dimensione a cose fatte, quando uno degli scialpinisti si è girato per guardare gli amici e non ne ha più visto uno.
Inutili le chiamate, le urla. Chiara per tutti la fine fatta da Mauro Benicchio. Immediata la chiamata al 112 per fornire ai soccorritori le coordinate dell’incidente. In volo, da Milano, nel volgere di pochi istanti si è levato l’elisoccorso, mentre da Breno si sono messi in moto gli uomini del soccorso alpino.
Il velivolo di soccorso è arrivato in pochi minuti nell’area delle Orobie sulle quali svetta il Pizzo Camino ed ha individuato il corpo dell’escursionista ai piedi di un canalone, in territorio di Borno.
Troppo violento l’impatto con il suolo, troppo profonde le ferite. Inevitabile l’esito peggiore. Una volta calato nei suoi pressi, il medico a bordo dell’eliambulanza si è reso subito conto che non c’era nulla da fare e altro non ha potuto se non constatare il decesso del 50enne e coordinare le manovre per il recupero della sua salma.
La vittima
Il corpo di Mauro Benicchio è stato issato a bordo del velivolo e portato all’ospedale d Esine dove la sua salma è stata composta e dove, nel volgere di poche ore, sono arrivati tanto gli amici che erano con lui sul Pizzo Camino, quanto i famigliari e le persone a lui più vicine.
L’uomo, che avrebbe compiuti 51 anni il prossimo mese di luglio, aveva una compagna, ma non figli. Gestiva il magazzino di un’azienda che commercia pneumatici a Suisio in provincia di Bergamo. Ogni occasione era buona per lui per andare in montagna, sia d’inverno che d’estate. Da trail runner con pedigree e con un’esperienza pluriennale Mauro Benicchio aveva partecipato a diverse gare di corsa in montagna, anche quelle su distanze e con dislivelli ultra. Il binomio fatica e divertimento per lui era una costante anche nella brutta stagione. Gli bastava sostituire le scarpe con sci e pelli di foca.
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