Piano regionale rifiuti, bocciatura bipartisan: «No deroga discariche»

Mentre la Lombardia riscrive le regole sul ciclo dei rifiuti, Brescia «rischia di tornare a essere il capolinea dell’immondizia industriale del Nord Italia». Parola dei comitati ambientalisti, che da mesi sono sul piede di guerra: da Basta Veleni alla rete dell’ovest bresciano, la grande paura è che questa mossa spiani del tutto la strada al progetto discarica Macogna, uno spauracchio contro il quale combattono da anni.
Il cuore della questione è la deroga all’indice di pressione ambientale, la norma che finora impedisce di insediare nuovi impianti di smaltimento nei Comuni in cui sono già presenti oltre 160mila metri cubi di rifiuti per km². Un vincolo nato per frenare l’accumulo insostenibile di discariche, ora messo in discussione per consentire lo smaltimento delle scorie che le bonifiche dei Siti di interesse nazionale (Sin) lasciano in «eredità». E proprio il nuovo parametro della distanza dai Sin (10 chilometri) sta creando un bel po’ di scompiglio.
Asse territoriale
A guidare la reazione politica e a bocciare nel merito il provvedimento è Miriam Cominelli (Pd), che ha deciso di intervenire direttamente nel procedimento con lo strumento delle osservazioni (il Piano non deve infatti superare la prova dell’Aula). Ma quella della consigliera regionale bresciana non è l’unica voce istituzionale contraria: a farsi avanti, mercoledì scorso, è stato l’intero Consiglio comunale di Cazzago San Martino. Che, in modo bipartisan, con un voto cioè all’unanimità, ha ufficializzato la sua disapprovazione.
Spiega il sindaco Fabrizio Scuri che oltre alla lettera inviata dai quattro sindaci a settembre (e firmata, oltre che da lui, dai colleghi Fausto Conforti di Berlingo, Renato Pasinetti di Travagliato e Tiziano Belotti di Rovato) e alla lettera inviata precedentemente dal Comune di Cazzago San Martino, «si è voluto procedere ad approvare una delibera in Consiglio comunale per esprimere in maniera ancora più forte il dissenso verso le modifiche che la Regione vuole attuare sui criteri localizzativi. Sono molto soddisfatto che la decisione sia stata presa all’unanimità sulla scorta di un positivo atteggiamento di confronto tra maggioranza e opposizioni e, per questo, ringrazio tutti i gruppi».

La proposta di revisione del Piano regionale di gestione dei rifiuti – ora in fase di valutazione ambientale strategica (Vas) – «apre la strada a nuove discariche anche in territori già saturi» è la contestazione. E questo perché «il provvedimento abbatte uno degli ultimi argini normativi» costruiti dopo la stagione di proteste partita da Montichiari nel 2014. Il sindaco è risoluto: «Queste nuove regole a noi non vanno bene: il rischio è che sul nostro territorio si possa poi insediare l’ennesima discarica e, anche qualora il piano venisse approvato così com’è, non intendiamo arrenderci. Ci opporremo in tutti i modi possibili a questa eventualità». Proprio ieri, la delibera è stata recapitata sia all’assessorato della Lombardia sia alla Provincia. «Avevo chiesto un incontro a Maione nei mesi scorsi, ma – conclude Scuri – non mi ha mai ricevuto».
L’affaire vigneti
«Ho voluto riprendere e sostenere quanto denunciato da numerosi Comuni della Franciacorta, Cazzago in primis – spiega Cominelli –. Il nostro territorio già sopporta un carico pesantissimo di attività impattanti». L’esempio chiave è il caso di Passirano: «Se si guarda all’ipotesi di bonifica della discarica Vallosa, che è parte del Sin Caffaro, la nuova norma permetterebbe di riprendere in considerazione l’utilizzo della discarica Macogna, negli scorsi anni già divenuta simbolo di una importante battaglia per la tutela del nostro territorio. Questo – rimarca la consigliera dem – significherebbe tornare indietro di dieci anni. Gli interventi di bonifica vanno accelerati, è vero, ma in un bilancio di salute e qualità ambientale positivo per tutti Comuni coinvolti che questa modifica del piano non garantisce».

Con le nuove regole, i criteri «escludenti» diventerebbero penalizzazioni, anche nelle aree agricole di pregio. Un cambio lessicale solo in apparenza tecnico che, nella sostanza, «smonta le tutele per i territori a vocazione vitivinicola», come la Franciacorta, passando le zone Doc e Docg da «non idonee» a «penalizzate». Una sfumatura che potrebbe aprire la porta all’insediamento di impianti anche tra i vigneti.
«È una modifica pericolosa – denuncia ancora Cominelli – perché compromette non solo il paesaggio e la salubrità dei luoghi, ma anche l’attrattività turistica e commerciale della Franciacorta». Come a dire: pensiamo di promuovere il vino lombardo tra i rifiuti speciali? Una domanda che, d’altro canto, pone da tempo proprio Legambiente Passirano, che con la Vallosa convive da decenni e che chiede che sia bonificata.
La Provincia
A salire sulle barricate e a schierarsi con comitati, sindaci dell’ovest e Pd – rafforzando così il «no» bipartisan – è anche il Broletto. Il presidente Emanuele Moraschini e il consigliere Marco Togni, cui è affidata la delega all’Ambiente, incalzano: «Esprimiamo un parere fortemente contrario, perché non si conoscono le ragioni e i criteri di tale scelta. Le esclusioni proposte – aggiunge la nota – porterebbero sicuramente alla realizzazione di nuove discariche o all’ampliamento di quelle esistenti, pronte ad accogliere rifiuti sia extra provinciali sia extra regionali per le sole finalità di lucro da parte di operatori privati in luogo, invece, delle reali necessità ambientali».

Togni mette sul tavolo i numeri dei rifiuti speciali: a Brescia – fa notare – ne sono sotterrate 4.140,83 tonnellate per km², nelle altre province lombarde 440,47 t/km². «Nuovi impianti non possono essere tollerati né accettati». Di qui, la richiesta: «si richiede urgentemente l’introduzione di un fattore di pressione provinciale che tenga conto del quantitativo totale dei rifiuti già tombati (ante e post norma), del quantitativo residuo autorizzato e dello stretto fabbisogno per l’autosufficienza provinciale».
La replica
A ribattere è direttamente l’assessore regionale all’Ambiente Giorgio Maione, che rispedisce il j’accuse al mittente: «La norma è pensata per tutti i Sin presenti in Lombardia e affianca alle altre opzioni possibili anche quella della discarica di servizio. Va da sé che qualsiasi bonifica di un Sin potrebbe far superare l’indice di pressione in ogni punto della Regione, rendendo impossibile l’intervento. Resta in campo anche l’opzione della messa in sicurezza che – avverte – non risolve però il problema in loco. Ogni ipotesi di localizzazione per gli interventi nei Sin lombardi è prematura, anche se il principio di prossimità rende maggiormente sostenibile ogni intervento anche dal punto di vista economico».

Quanto alla questione degli impianti in aree Doc e Docg, Maione ribatte: «Si opera in ottemperanza di una norma di legge, la preoccupazione costituisce un falso allarme. Oggi, secondo il vigente piano regionale, la presenza di aree dismesse o da bonificare (che costituisce criterio premiale per la collocazione di un impianto di gestione dei rifiuti) fa degradare il criterio escludente a criterio penalizzante proprio per evitare contenziosi. Quindi, seppur suggestiva, l’immagine di un intervento in zone pregiate è totalmente infondata».
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