Pellegrini sulla Via Crucis, la strada della preghiera con le parole di Francesco

Le meditazioni del Papa hanno accompagnato i 500 partecipanti guidati da monsignor Tremolada
Via Crucis nel segno della preghiera
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Passi oranti da San Faustino al castello, con la luce delle fiaccole e le parole del Papa ad indicare la direzione. La Via Crucis cittadina del 2024 è tutta una riflessione sulla preghiera, sul suo valore e sulla sua forza. Nell’Anno della preghiera avviato dal pontefice lo scorso 21 gennaio sul percorso che porterà i cristiani al Giubileo del 2025, sono proprio le meditazioni di Francesco, pronunciate in occasione di udienze generali del 2020 e del 2021, a guidare i fedeli. Sono circa cinquecento, nonostante la serata fresca che sul Colle Cidneo regalerà anche scrosci di pioggia, a mettersi in cammino alle spalle del vescovo: è monsignor Tremolada a portare la Croce nelle prime quattro stazioni, poi ceduta al vicario generale monsignor Fontana e ad una ragazza; sarà sempre lui, dopo aver compiuto tutto il percorso, ad offrire la riflessione conclusiva.

Consolazione

Sin dai primi metri fuori dalla basilica dei patroni la preghiera è subito consolazione con le parole di Francesco: «In qualche sera possiamo sentirci inutili e soli. È allora che verrà e busserà alla porta del nostro cuore. E anche se avessimo sbagliato qualcosa, o ci sentissimo minacciati e impauriti, tornando davanti a Dio con la preghiera, ritorneranno come per miracolo anche la serenità e la pace», perché «essa è in grado di assicurare la relazione con Dio, che è il vero compagno dell’uomo, in mezzo alle mille traversie della vita, buone o cattive».

E così si rafforza anche la relazione con i fratelli: «Quando preghiamo, non lo facciamo mai da soli: anche se non ci pensiamo, siamo immersi in un fiume maestoso di invocazioni che ci precede e che prosegue dopo di noi», e se malgrado tutte le difficoltà andiamo avanti con fiducia, «lo dobbiamo all’intercessione di tanti santi, alcuni in Cielo, altri pellegrini come noi sulla terra».

Poi, salendo verso il castello, la preghiera è contemplazione, da vivere «come atto di fede e d’amore, come "respiro" della nostra relazione con Dio», senza dimenticare che essa è impegno: «Come tutta la vita cristiana, non è una "passeggiata". La preghiera certamente dona una grande pace, ma attraverso un combattimento interiore, a volte duro». Ma nella certezza che «tutto nella Chiesa nasce nella preghiera, e tutto cresce grazie alla preghiera» e che «la lampada della fede sarà sempre accesa sulla terra finché ci sarà l’olio della preghiera».

Così «la fede è un grido da non soffocare» e la preghiera le dà voce, anche quando sembra rimanere supplica inascoltata, come quando Gesù si rivolge al Padre chiedendogli: «Se possibile, allontana da me questo che mi aspetta». Tuttavia, avverte Francesco, «il male non è mai il signore dell’ultimo giorno, ma del penultimo. Dio è il signore dell’ultimo giorno. Tante volte, il penultimo giorno è molto brutto, perché le sofferenze umane sono brutte. Ma il Signore c’è e all’ultimo giorno Lui risolve tutto».

Esperienza e fiducia

Lo sa bene anche il buon ladrone, a fianco di Gesù sul Golgota. Lo sottolinea monsignor Tremolada nella riflessione conclusiva, offerta ai fedeli all’interno della chiesa di San Pietro in Oliveto: «Dopo aver contemplato la Passione del Signore - osserva - ed esserci interrogati sul valore della preghiera lungo questa Via Crucis, vi chiedo: nella Passione così come raccontata dai Vangeli, qualcuno prega? Non ci sono indicazioni riguardo ai discepoli, non sono riportate parole di Maria, che pure certamente avrà pregato. Ma sappiamo che il buon ladrone si è rivolto a Gesù: "Ricordati di me quando sarai nel tuo regno". Mentre sta morendo con lui, ha un’intuizione: capisce che la morte di Cristo non è motivata, che lui è innocente e ha sempre fatto del bene. Allora intuisce che dietro a questa morte c’è qualcosa di misterioso, un amore che non conosce limiti e che accetta la sofferenza. Intuisce che quell’amore è più forte della morte. La preghiera è proprio quell’esperienza interiore dell’amore di Dio e la fiducia nella sua potenza».

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