Overtourism, il grido d’allarme della montagna bresciana

Venezia, Firenze e Roma, ma anche la Valle di Braies, il lago di Tovel e le Tre Cime di Lavaredo. Oltre alle grandi città, e a particolari ambiti come ad esempio le Cinque Terre, in Italia anche i territori delle Alpi e delle Dolomiti non sono esenti dal fenomeno dell’overtourism, il sovraffollamento che in determinati periodi riduce la qualità dell’esperienza di visita di alcune prestigiose località turistiche.
Abbiamo interpellato alcuni operatori e referenti di enti parco e comunità montane per verificare l’incidenza di questo fenomeno sul territorio della provincia di Brescia.
Valcamonica
Nelle valli camune del Parco Nazionale dello Stelvio la frequentazione è sostenuta ma non si raggiungono livelli di guardia. La Val Grande di Vezza fa segnare una leggera prevalenza come numero di visitatori, e il controllo dei flussi richiede qualche attenzione in più nel periodo del bramito dei cervi per evitare che i turisti arrechino disturbo agli animali. Proposte di escursioni e attività organizzate dall’ente parco nell’area faunistica di Case Pirli a Pezzo di Ponte di Legno, e sulle tracce del lupo nella Valle delle Messi, favoriscono la diffusione di conoscenze adeguate sui comportamenti virtuosi da mantenere per la frequentazione.
Sul versante camuno opposto ci aiuta a inquadrare la situazione Guido Calvi, responsabile del Servizio Parco Adamello e tutela ambientale della Comunità Montana di Valle Camonica. «Il nostro territorio ha visto crescere la frequentazione in maniera sostenuta dopo le restrizioni per il Covid.
In estate non mancano le criticità in alcune zone, coincidenti soprattutto con le località di partenza di escursioni in quota dove la saturazione degli spazi genera talvolta il fenomeno del parcheggio selvaggio.
È il caso delle aree di Bazena e di Cadino nella porzione meridionale del Parco, della Malga Lincino per accedere alla Valle Adamè, di Fabrezza in Val Saviore, della Val d’Avio, Val Malga, Val Paghera di Vezza e Monte Colmo». Il Parco Adamello interviene promuovendo in estate un servizio di mobilità sostenibile (Progetto NaVetta) per ridurre il numero di veicoli. Il suggerimento esteso a gruppi organizzati e a singoli è anche di accedere alle zone più ambite, se possibile, evitando i fine settimana di luglio e di agosto, al fine di garantirsi una fruizione meno disturbata e più consapevole.
Le problematiche non riguardano solo la logistica, ma sottendono la sfera più generale della conoscenza e dell’educazione, come evidenzia ancora il dottor Calvi. «È necessario maturare la consapevolezza che la frequentazione della montagna richiede l’adozione di comportamenti responsabili. Un cane che non è tenuto al guinzaglio ad esempio può diventare motivo di disturbo per altri escursionisti, per gli animali al pascolo e per la fauna selvatica, compresi i grandi carnivori. Un altro tema è quello dei bivacchi in quota, a disposizione per emergenze e non da occupare in modo continuativo».
Valtrompia
Per quanto riguarda il territorio della Valtrompia la situazione è sotto controllo. Gli ambiti di frequentazione sostenuta sono quello vasto del Maniva, e delle valli Bertone a Caino, del Lembrio a Lodrino e della Valle d’Inzino a Gardone Valtrompia. Qui si coniugano ambienti acquatici e di montagna, ma non si riscontrano particolari criticità.
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