Operaio investito e ucciso dal treno alla stazione di Chiari, anche il fratello era in cantiere
Dell’incidente ferroviario accaduto poco dopo la mezzanotte di lunedì alla stazione di Chiari, costato la vita a Joao Rolando Martins Lima, si occupa anche la Procura della Repubblica di Brescia. Il magistrato di turno, Flavio Mastrototaro, ha aperto un fascicolo di indagine a carico di ignoti. Un atto dovuto per poter svolgere gli accertamenti necessari e chiarire la dinamica. Ad una prima ricostruzione degli accadimenti l’ipotesi più accreditata anche negli ambienti investigativi è che il 51enne si trovasse, immerso in una coltre fittissima di nebbia, in un punto e in un istante nel quale non doveva trovarsi. Ovvero sui binari proprio quando transitava il convoglio di Italo partito da Napoli ed atteso a Bergamo.
Stando alle prime verifiche compiute dagli agenti della Polfer l’incidente è avvenuto prima dell’eventuale stop al traffico dei treni, che sarebbe avvenuto, attorno alle 12 e 40. Non è escluso che l’operaio portoghese, in ritardo rispetto al resto della squadra, abbia attraversato i binari per recuperare il terreno perduto e non si sia accorto dell’arrivo del treno ad alta velocità.
Il fratello in cantiere
Tra i primi ad accorrere sul luogo della tragedia il fratello della vittima, anche lui impegnato nel cantiere alla stazione di Chiari. Pare infatti che l’operaio indossasse un auricolare collegato alla radio con cui interagiva con i colleghi, sei per ognuna delle due aree del cantiere: tra questi, accorsi subito dopo la tragedia, il fratello della vittima, che tra i primi ha appreso della sorte del 51enne.
Ad accreditare l’ipotesi di un’imprudenza del 51enne è la stessa azienda di Darfo per la quale l’operaio lavorava. «Rebaioli S.p.A. - si legge nella nota diffusa dal datore di lavoro dell’operai - comunica che le attività appaltate da Terna non prevedevano nessuna attività sui binari e neppure l’attraversamento degli stessi da parte degli operai, né prima né durante il fermo treni. La società è molto scossa e sarà vicina in ogni modo alla famiglia del proprio dipendente, che si è sempre distinto per professionalità e serietà nei suoi quasi vent’anni di lavoro con Rebaioli».
Oltre al fratello, come detto tra i primi testimoni della disgrazia, in patria lo piangono la moglie Carla e la figlia Ana, designer di moda di 25 anni.
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