Omicidio di Puegnago, Pedrotti: «Ho ucciso mia madre perché non voleva che andassi a vivere altrove»

Sull’aggravante della premeditazione si gioca il futuro. E la possibilità di passare il resto della vita in carcere. Lo sa bene Mauro Pedrotti il 54enne di Puegnago del Garda che ha confessato di aver ucciso la madre Santina Delai, strangolata e poi finita con uno straccio al collo. «Perché era una madre padrona, possessiva, invadente e poi non voleva che vendessi casa mia per andare a vivere altrove» la versione dell’uomo.
La ritrattazione
Quando mercoledì notte è crollato, a verbale ha fatto mettere: «È da una quindicina di giorni che pensavo di ucciderla». Con l’arrivo al comando provinciale dei carabinieri dell’avvocato di fiducia Giovanni Brunelli, chiamato come da legge nel momento in cui la posizione di Pedrotti è passata da quella di «persona informata sui fatti» a quella di «indiziato di delitto», l’operaio diventato assassino ha aggiustato il tiro. «Non ho premeditato di ucciderla, ma ho pensato di farlo solo la mattina dell’omicidio» le sue parole nel cuore della notte tra mercoledì e giovedì.
E lo stesso ha fatto ieri mattina davanti al gip Gaia Sorrentino nel corso dell’interrogatorio di convalida del fermo nel carcere di Canton Mombello.
E alla domanda del pm Ines Bellesi sul perché della ritrattazione rispetto al primo interrogatorio, Mauro Pedrotti ha replicato: «Mi sono spiegato male. Volevo dire che da 15 giorni non parlavo con mia madre, non che da due settimane pensavo di ucciderla. Mercoledì è stato un gesto d’impeto». Confessando si sfogò: «Ora mi sento libero perché non ho più questa civetta sul collo anche se sono dispiaciuto di averla uccisa». Ieri dal carcere ha aggiunto: «Sono molto pentito per quello che ho fatto». Ma il quadro accusatorio non è cambiato.
In cella
Il gip ha infatti convalidato il fermo dell’uomo e ha confermato la detenzione in carcere rigettando la richiesta di domiciliari avanzata dal difensore. E confermato l’aggravante della premeditazione contestata dalla Procura insieme a quella della minorata difesa della vittima. «I motivi dell’astio nei confronti del genitore erano radicati e di recente esacerbatesi a causa della discussione in ordine alla vendita della casa. Parimenti - scrive il gip nell’ordinanza di convalida del fermo - non può trascurarsi il dato che l’indagato si era recato appositamente presso l’abitazione della madre nelle primissime ore della giornata, dovendo escludersi che l’azione sia maturata in un gesto d’impeto o in altro contesto difensivo».
Per il gip «l’immediata disponibilità di Pedrotti a risolvere le questioni familiari con modalità cruente da conto di una marcata facilità nel ricorrere a metodi efferati nella normale gestione dei rapporti interpersonali». Per questo deve rimanere in carcere, oltre al fatto che «persiste la necessità di ulteriori approfondimenti investigativi, rispetto ai quali vi è il rischio di alterazione della genuinità della prova a carico di Pedrotti, che ha già tentato di sviare le indagini modificando lo stato dei luoghi dove si è verificata l’azione delittuosa e inscenando che in casa della madre fossero entrati i ladri».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
@News in 5 minuti
A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.
