Omicidio di Cologne: «In officina quel lunedì uno strano odore di pulito»

Un ex dipendente dell’officina di Cristiano Mossali ha raccontato ieri in tribunale: «Il titolare era diverso dal solito, agitato, sudato»
Il ritrovamento del cadavere a Cologne nel 2022 - Foto Gabriele Strada Neg © www.giornaledibrescia.it
Il ritrovamento del cadavere a Cologne nel 2022 - Foto Gabriele Strada Neg © www.giornaledibrescia.it
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Trova conferme via via che si susseguono in aula i testimoni richiesti dalla Procura la ricostruzione degli inquirenti sull’omicidio di Nexat Rama, il 40enne kosovaro trovato carbonizzato nel baule della sua auto data alle fiamme nelle campagne tra Cologne e Palazzolo il 29 agosto del 2022. Per quel delitto infatti, dal 2 settembre dello stesso anno, è in carcere il 53enne meccanico di Palazzolo Cristiano Mossali che con la vittima aveva un debito di 30mila euro.

Nell’udienza che si è celebrata ieri davanti alla Corte d’Assise, presidente Luca Tringali, è stato sentito un brigadiere dei carabinieri che ha ricordato come, dieci giorni prima del delitto «Mossali mi aveva contatto e quando ero passato nella sua officina mi aveva detto di avere dei timori per la vita di Rama perché sapeva che aveva fatto dei lavori sporchi per qualcuno» e che quando Rama era stato trovato morto «lo ho subito chiamato per sapere se stava bene perché ho pensato che potesse essere in pericolo» ma qualche ora dopo lui stesso è diventato il principale indagato.

Secondo l’accusa aveva ucciso il suo creditore in officina e poi aveva caricato il corpo in auto. Un ex dipendente dell’officina ha raccontato: «Il pomeriggio del 29 agosto sono arrivato alle 13.45 con le chiavi per aprire l’officina. Quando sono entrato ho sentito subito un forte odore di pulito, come se fosse stato usato un detergente forte tipo ammoniaca o candeggina. Mi è sembrato strano perché di solito pulivamo noi operai alla fine del lavoro». Mezz’ora più tardi rientra il titolare ed «era diverso dal solito, agitato, sudato, senza gli occhiali e con i capelli tirati indietro invece del solito codino».

Il giorno successivo l’operaio viene sentito dai carabinieri e capisce che il suo titolare potrebbe essere coinvolto in un fatto di sangue. «In quel momento ho deciso di licenziarmi, avevo paura di trovarmi in mezzo a una vendetta, di finire per essere al posto sbagliato nel momento sbagliato».

In aula anche un vicino di casa della vittima «aveva avuto un brutto litigio con un uomo su una Mercedes, un suo amico che gli doveva dei soldi». 

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