Omicidio Bozzoli, ancora senza esito le ricerche del nipote sparito dopo l’ergastolo

Non è escluso che abbia lasciato l’Italia giorni fa con la moglie e il figlio. Il padre: «Non so dove sia»
Giacomo Bozzoli fuori dal tribunale di Brescia nel 2022 - Foto Gabriele Strada Neg © www.giornaledibrescia.it
Giacomo Bozzoli fuori dal tribunale di Brescia nel 2022 - Foto Gabriele Strada Neg © www.giornaledibrescia.it
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Un altro giorno di ricerche a vuoto: di Giacomo Bozzoli, della compagna e del figlio, per ora, ancora nessuna traccia. L’indomani la sentenza di condanna all’ergastolo per l’omicidio dello zio Mario e la distruzione del suo cadavere nel forno della fonderia di famiglia a Marcheno, il nipote 39enne ed i suoi affetti più stretti sono rimasti al riparo dai radar dei carabinieri che, coordinati dalla procura della Repubblica, stanno cercando di eseguire la sentenza. Le ricerche sono proseguite per tutta la giornata di ieri e hanno spaziato pressoché in tutti i luoghi conosciuti e frequentati dal condannato di cui da ore parla tutta Italia.

Dopo aver appurato la sua assenza nella casa di Soiano del Lago, gli inquirenti hanno compiuto verifiche in altre possibili dimore: le abitazioni della famiglia sua e della compagna, i luoghi di lavoro ed altre possibili temporanei rifugi. Al momento non ci sarebbe ancora un verbale di vane ricerche, presupposto per la dichiarazione di latitanza senza la quale le indagini sul conto di Giacomo Bozzoli sono formalmente limitate. Il che da un lato dà conto della fiducia degli inquirenti di venire a capo a breve della sua assenza, senza la necessità di aprire la caccia all’uomo con tutti i mezzi a disposizione, anche oltre i confini nazionali; dall’altro però segnala comunque le numerose difficoltà incontrate nelle prime 24 ore dalla lettura del dispositivo in Cassazione.

Bozzoli è sempre stato libero

Difficoltà ingigantite dalla condizione nella quale il 39enne si è trovato dall’8 ottobre del 2015, giorno in cui uccise suo zio Mario, all’altro ieri, quando la Suprema Corte ha fatto scendere il sipario sull’ergastolo. Il 39enne di Marcheno, in otto anni e mezzo di indagini e di processo, è sempre stato un uomo libero. In questo periodo nessuno pm ha chiesto la sua custodia cautelare, nessun autorità gli ha ritirato il passaporto e gli ha potuto impedire l’espatrio. Fino alle 17,37 di lunedì avrebbe potuto imbarcarsi su un volo diretto a Dubai, come a Santo Domingo, in partenza verso il Belize o per qualche stato del Sudamerica che concede malvolentieri l’estradizione, senza che nessuno potesse impedirglielo. Che Giacomo Bozzoli poi l’abbia fatto, che l’abbia fatto utilizzando mezzi che lo avrebbero tracciato, a partire da un aereo, che l’abbia fatto con la famiglia e con tutte le difficoltà che ciò comporta e che l’abbia fatto proprio all’ultimo secondo è questione tutta da verificare.

La circostanza che nessuno potesse trattenerlo a casa a Soiano del Lago in attesa del verdetto, che con due sentenze all’ergastolo in primo e in secondo grado non si annunciava favorevole, non autorizza a ritenere che gli inquirenti si siano del tutto disinteressati di lui, che non sappiano dove si trovi e che non siano pronti ad andarlo a prendere. Fosse così saremmo davanti all’ennesimo clamoroso e inatteso colpo di scena di una vicenda giudiziaria che è nata male, con un ritardo investigativo che ha condizionato e non poco l’accertamento della verità, e che rischia di finire peggio con la sparizione dell’imputato condannato all’ergastolo.

Il padre: non so dove sia

«È a casa, è disperato, è distrutto», ha detto di Giacomo il padre Adelio Bozzoli al termine dell’udienza che si è celebrato lunedì in Cassazione, nell’attesa del verdetto. Bozzoli senior non ha specificato in che casa si trovasse e, dopo aver lasciato il Palazzaccio, non si è ripresentato all’orario annunciato dal presidente Santalucia per la lettura del dispositivo. Al telefono ieri ha detto di non sapere dove sia. Giacomo Bozzoli risulta essersi connesso a Whatsapp l’ultima volta la notte del 24 giugno scorso.

Una cosa è certa: nelle case conosciute agli inquirenti suo figlio Giacomo anche ieri non c’era. A Soiano del Lago, dove viveva da anni con la compagna e con loro figlio, non lo vedono da una decina di giorni: la villa ha tutte le persiane chiuse, e non sono poche; l’erba del giardino, che assicurano fosse tenuta a prato inglese, denota una vistosa ricrescita. Segnali tutti di un’assenza datata, di una partenza programmata magari per la fine della scuola del bambino e soprattutto con un biglietto di sola andata. Almeno per ora. 

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