Cronaca

«Non impedirono un suicidio»: 5 medici rischiano la condanna

La pubblica accusa chiede pene fino a tre anni e mezzo nei confronti dei dottori che ebbero in cura un 57enne padre di cinque figli all’ospedale Civile e a quello di Manerbio: si gettò dalla finestra dopo aver perso il lavoro
L'ospedale di Manerbio - Foto © www.giornaledibrescia.it
L'ospedale di Manerbio - Foto © www.giornaledibrescia.it
AA

Fino a tre anni e mezzo di carcere. È la pena chiesta per i cinque medici finiti a processo con l’accusa di concorso nell’omicidio colposo di un 57enne, padre di cinque figli, morto dopo essersi lanciato dal quarto piano dell’ospedale di Manerbio. Secondo la pubblica accusa, i sanitari — uno dell’ospedale Civile e quattro del nosocomio della Bassa — avrebbero dovuto prevedere il rischio di un gesto disperato dell’uomo e adottare misure per evitarlo, ma non l’hanno fatto.

La storia: dal licenziamento al primo tentativo di suicidio

La vicenda risale al febbraio 2019. Il 57enne, operaio di una fonderia bresciana di Capriano del Colle, scopre in assemblea di aver perso il lavoro: la cassa integrazione è finita, l’azienda non si rialza più. Il colpo è devastante. Sulla strada del ritorno, in auto con un collega, l’uomo accusa un malore e viene portato al pronto soccorso del Civile. Qui uno dei medici imputati lo visita, riscontra uno stato d’ansia e gli prescrive una terapia antidepressiva e antipsicotica, ma non lo ricovera.

L’operaio torna a casa, dove vive con la moglie e i due figli minorenni. Ed è proprio lì che la situazione precipita. Ripresosi dagli effetti dei farmaci, afferra un coltello e si ferisce al petto, lesionando un polmone. Sopravvive.

Trasferito all’ospedale di Manerbio, viene ricoverato in chirurgia, al quarto piano. Secondo la ricostruzione del pm, non viene sorvegliato come un paziente reduce da un tentativo di suicidio avrebbe richiesto. La moglie resta con lui finché può, poi rientra dai figli. È in quel momento che il 57enne rimane di fatto solo: raggiunge il bagno, apre la finestra e si lancia nel vuoto.

L’accusa: «Andava ricoverato in psichiatria»

Per la pubblica accusa e per la parte civile – assistita dagli avvocati Lorenzo Valtorta e Martino Olivetti – quello che è accaduto era prevedibile e prevenibile. Secondo gli inquirenti i medici, già al primo accesso al Civile, avrebbero dovuto disporre il ricovero in psichiatria. E dopo il tentativo di suicidio, avrebbero dovuto impedire altri gesti autolesivi e trasferire il paziente dal reparto di chirurgia a quello psichiatrico, una volta verificata la modestia della lesione al polmone.

Il dibattimento si celebra davanti alla giudice Mariachiara Minazzato. Dopo le richieste del pubblico ministero e della parte civile, il processo è stato aggiornato all’8 gennaio per le arringhe delle difese. Con ogni probabilità sarà necessaria un’ulteriore udienza per la decisione. La sentenza potrebbe arrivare sette anni dopo i fatti. La prescrizione, però, è ormai vicina.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

Icona Newsletter

@News in 5 minuti

A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.

Suggeriti per te

Caricamento...
Caricamento...
Caricamento...