Niente spazi per Casapound: «Il Comune di Brescia è stato imparziale»

Ad affermarlo è il Consiglio di Stato: «È facoltà dell’Amministrazione stabilire criteri per l’occupazione di spazi pubblici, in modo da evitare che vengano utilizzati per il perseguimento delle finalità antidemocratiche proprie del partito fascista»
Il palazzo del Consiglio di Stato a Roma - Foto New Reporter © www.giornaledibrescia.it
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«Non si può dubitare del potere del Comune di stabilire criteri per l’occupazione di spazi pubblici: l’Amministrazione ben può perseguire l’obiettivo di evitare che essi vengano utilizzati per il perseguimento delle finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, ovvero per la pubblica esaltazione di esponenti, principi, fatti, metodi e finalità antidemocratiche del fascismo - comprese le idee e i metodi razzisti - o ancora per il compimento di manifestazioni usuali del disciolto partito fascista ovvero di organizzazioni naziste».

Il Consiglio di Stato

Ad affermarlo, e a far scendere il sipario sulla disputa tra Casapound e Comune di Brescia, per il rifiuto dell’amministrazione comunale di concedere spazi pubblici al movimento di estrema destra in assenza, è il Consiglio di Stato che ha ritenuto infondato e quindi respinto il ricorso contro la sentenza del Tar che già aveva dato torto alla Tartaruga.

Casapound riteneva illegittima perché discriminatoria dell’esercizio del diritto di opinione, la deliberazione del dicembre 2017 con la quale la Loggia ha stabilito che, per il rilascio di concessioni temporanee per le occupazioni occasionali di spazi e aree pubbliche nel territorio cittadino, prevede l’obbligo di allegare alla relativa domanda una dichiarazione di impegno del richiedente «a riconoscersi nei principi e nelle norme della Costituzione italiana e di ripudiare il fascismo».

Imparzialità

Il Consiglio di Stato, dopo aver sottolineato che la definizione in via preventiva e generale di criteri e indirizzi per l’esame delle istanze non è illegittima anche perché rivolti a tutti, afferma che il Comune ha agito nel pieno rispetto del principio di imparzialità.

Per i giudici amministrativi di secondo grado la sentenza del Tar impugnata da Casapound è dunque condivisibile laddove considera che «se non può essere limitata la libertà di pensiero, che peraltro non può giustificare comportamenti contrari alla Costituzione e alla legge, nemmeno può limitarsi il potere dell’ente pubblico di perseguire l’interesse collettivo alla cui tutela è preposto escludendo da un uso esclusivo dei beni pubblici soggetti che si facciano portatori del pensiero fascista e che per la sua tutela e diffusione potrebbero avvalersi degli stessi beni sottratti all’uso della collettività».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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