Negli ultimi anni sono cambiate parecchie insegne in centro a Brescia

A Brescia le canne di bambù verde disegnate sulle vetrine vuote ormai sono familiari. Sono opera dell’artista Freak of Nature e mettono in luce l’elevato numero di negozi sfitti in centro storico. I dati più recenti dicono che negli ultimi anni in provincia di Brescia hanno chiuso 2mila attività.
Molti negozi storici comunque resistono (vengono in mente – tra gli altri – quello di giocattoli Barbanzé, la cartoleria Apollonio, la forneria Birbes, le calzature di Ginger, Mammina, che vende vestiti per bambini…): proprio recentemente diverse insegne sono state premiate con la targa di «Attività storiche» di Regione Lombardia. E ci sono anche locali che dopo aver ospitato per decenni negozi storici non sono rimasti sfitti: c’è chi è diventato agenzia di comunciazione visual (come l’edicola S. Agata nell’omonimo corsetto, recentemente sostituita dopo anni di servizio), chi da profumeria ha lasciato il posto a un colosso della telefonia e chi si è spostato per fare spazio a una libreria che già non c’è più. Gli esempi sono diversi e rimandano a numerosi altri casi.

Corso Zanardelli
Il cuore di Brescia è corso Zanardelli. La via centrale su cui si affaccia anche il Teatro Grande negli anni ha assistito a numerosi cambi di vetrina. Alcuni repentini, altri sul medio termine (come il negozio Lush, che ha profumato per diversi anni i portici e al cui posto ora sorge una pasticceria per cani).

Tra i negozi storici che recentemente hanno cambiato insegna spicca certamente Caprettini, il negozio di abbigliamento elegante e in stile inglese al cui posto c’è da qualche tempo l’ottica Fielmann. Sulla via, peraltro, sono numerosi gli esercizi commerciali che vendono occhiali da sole e si trovano quasi uno accanto all’altro (ci sono anche Nau e Salmoiraghi e Viganò, se non si conta l’angolo eyewear del Coin all’angolo con via Mazzini).

Sempre in corso Zanardelli c’era Ricordi, che prima era il negozio di dischi Iperdue e che poi è diventata Feltrinelli (cultura su cultura).
Eurosport, con la sua vetrina girevole e gli interni in legno, si trovava invece dove ora ci sono due attività (Emé e Tezenis), mentre al posto di Benetton c’era il Cinema Centrale.

Lì a due passi, l’edificio che ospitava la Libreria Serra Tarantola (oggi in via fratelli Porcellaga) è sede di due negozi, Bottega Verde e Altokarato, rispettivamente shop di prodotti per la cura della persona e gioielleria.

Corso Palestro
Anche in corso Palestro ci sono passaggi di testimone indicativi del ricambio. Stoppini, si è spostato in fondo alla via (dal 1915 vende articoli da regalo, argenteria e artigianato giapponese) e per qualche tempo è stato sostituito da uno store Mondadori, che però ha chiuso a sua volta. Ora c’è Suit Corso Palestro, negozio d’abbigliamento elegante maschile.

Anche il palazzo di H&m un tempo era altro: alcuni ricordano Il fulmine, ma in realtà lì c’era una banca fino agli anni ’80. Lo store di abbigliamento si trovava al posto della profumeria.

Via Gramsci
Anche in via Gramsci i cambi sono stati parecchi e uno è previsto per il prossimo futuro: a maggio 2025 lo storico negozio di fotografia Cominelli chiuderà i battenti dopo 120 anni.
Accanto c’era una gastronomia storica, il Ceppo. Oggi su quel tratto di via ci sono invece Frisco (considerabile storico, per skater e appassionati di streetwear) e un negozio di ottica di lusso, ma soprattutto una piccola attività che vende caffè e tè sfusi, proprio dove prima stava il Ceppo.

Le pasticcerie, ora negozi
In centro storico c’erano due pasticcerie molto amate: esistono ancora, ma si sono spostate di qualche centinaio di metri. La prima è la pasticceria San Carlo, che si trovava sotto i portici all’angolo tra corso Zanardelli e via X Giornate. Oggi è stata sostituita da Libero Milano (che vende abbigliamento).

E poi la pasticceria Piccinelli, che si è trasferita in viale Duca degli Abruzzi, che stava dove ora c’è Xetra. Di nuovo, un negozio di abbigliamento.

Il caso emblematico
Uno dei cambi più interessanti ed emblematici è anche uno dei più nostalgici: in via Moretto negli anni ’80 aprì il primo fast food di Brescia (non Burghy: quello arrivò dopo, dove ora c’è KFC). Si chiamava Go Fast e imitava nel servizio (molto più in piccolo) il primo fast food nato in Italia (il Burghy in piazza San Babila a Milano).

Oggi non esiste più e al suo posto da diversi anni c’è Capre e cavoli, un bar e tavola calda che propone colazioni, pranzi e cene vegani.
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