‘Ndrangheta: le mani sul locale della movida bresciana
AGGIORNAMENTO: il Tribunale di Brescia in data 6 marzo 2025 ha provveduto alla revoca delle misure cautelari e conseguentemente alla scarcerazione di Giang Vu Hung e di Giuseppe Zeli, e restituito agli indagati quanto era stato sequestrato nel corso del procedimento.
È il 15 ottobre 2019 quando per gli inquirenti la ‘ndrangheta mette le mani su un locale della movida bresciana. È il giorno in cui vengono effettuati cinque bonifici per un totale di 178.600 euro per finanziare l’affitto d’azienda triennale del Reverso Tower, il locale al quattordicesimo piano di una delle tre torri di via Flero in città.
Per chi indaga nell’ambito dell’inchiesta sulle presunte infiltrazioni della criminalità organizzata nel tessuto economico locale che ha portato all’arresto in carcere di 12 persone tra Lombardia e Calabria, l’acquisto è frutto dell’investimento di somme di denaro «provento dell’attività illecita».
I soci occulti del Reverso
Il locale era stato gestito fino al 29 maggio 2019 da una società messa in liquidazione poche settimane dopo, il 12 giugno. Il tribunale incarica un liquidatore giudiziario di ricercare attraverso una gara, offerte per cedere in affitto l’attività. E sulla scena compaiono alcune delle persone oggi finite in carcere: Giovanni Natalino Cambareri, 55enne calabrese di Scilla, residente in città, Hung Giang Vu, detto Gianni, un vietnamita di 45 anni residente a Castel Goffredo nel Mantovano e Giuseppe Zeli, bresciano di 49 anni. Dall’alba sono tutti in carcere. Nessuno di loro compare formalmente nella compagine societaria che acquista il locale al 14esimo piano delle Tre torri, dato che il socio unico è un 50enne di Oppido Mamertina, oggi indagato a piede libero per autoriciclaggio. Per la Procura antimafia di Brescia, con la pm Roberta Panico titolare dell’inchiesta, Cambareri, Wu e Zeli – con altre due persone – sono però i soci occulti del Reverso. Perché sono loro attraverso la Dante srl a fornire alla società che formalmente acquista il locale di via Flero i soldi per chiudere l’affare: 178.600 euro dei quali 93.600 a titolo di canone d’affitto triennale e 85mila quale corrispettivo per l’azienda da corrispondere in tre anni. Uno dei cinque finanziatori esce dal gruppo a dicembre 2019 e «per la quota occulta» viene liquidato con 56mila euro.
Le intercettazioni
Una ricostruzione alla quale la guardia di Finanza arriva dalle intercettazioni telefoniche che avrebbero dimostrato come la stipula dell’affitto di azienda del locale della movida bresciana «è riconducibile ai proventi illeciti dell’attività di frode fiscale». Il capitale inziale di 250mila euro sarebbe stato formato per l’80% «dai proventi delle fatture false» e per il restante 20% dai rapporti del socio unico della società che ancora oggi ha in mano il bar ma le cui quote sono state sequestrate dalla Procura, con il gip che nelle prossime ore nominerà un curatore giudiziario.
Nel corso dell’indagine il Reverso è stato riempito di cimici da parte degli inquirenti. E agli atti è finita pure un’intercettazione ambientale nella quale in tre parlano del Reverso Tower e fanno riferimento al finanziamento ricevuto dalla Dante srl per completare l’acqusito. «è la cosa più sbagliata del mondo» con la cortezza che se «dovessero insorgere problemi con la giustizia» l’attività sarebbe sicuramente colpita. Oggi il locale resta aperto, ma le quote societarie sono in mano alla giustizia.
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