Movida molesta in Carmine, arriverà presto una causa al Comune

Dopo la sentenza nel 2023 con la quale la Cassazione ha dato ragione al fratello dell’ex sindaco Paroli e alla moglie Piera Nava, i residenti del quartiere vogliono l’iter giudiziario
Il Carmine popolato da persone © www.giornaledibrescia.it
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La recente sentenza che condanna il Comune di Napoli «per aver leso il diritto al riposo notturno» mette un nuovo punto nella giurisprudenza sulla gestione della movida. E a fare scuola in tutta Italia è sempre Brescia, che con quella sentenza del 23 maggio del 2023 (con la quale la Cassazione ha dato ragione al fratello dell’ex sindaco Paroli e alla moglie Piera Nava, che avevano fatto causa al Comune) ha di fatto posto uno spartiacque in tema di «movida molesta».

Da allora sono decine i comitati cittadini incoraggiati a promuovere cause nei confronti delle rispettive municipalità: Torino, Milano, Verona, Catania. A Napoli i residenti di piazza Bellini riceveranno dall’Ente 33mila euro a testa, a Torino i ricorrenti hanno invece ottenuto 40mila euro.

Il quartiere

E a Brescia, dove tutto è partito? Nei prossimi mesi dovrebbe essere depositata una causa intentata da decine di abitanti del Carmine, che da ormai qualche anno stanno portando avanti una battaglia contro la vita notturna esagerata in quartiere. Lo assicurano gli stessi residenti, che nelle scorse settimane si sono nuovamente incontrati per raccogliere adesioni, avviare l’iter e affidare l’intera documentazione a un legale.

Eravamo rimasti alla scorsa estate, quando 120 bresciani appartenenti a 40 nuclei familiari della zona avevano commissionato una perizia tecnica per «agguantare» i rumori molesti. Nei tre giorni di analisi a giugno venne riscontrato un inquinamento acustico «da zona industriale», questo si leggeva nel documento. E ciò nonostante l’impegno del Comune a trovare soluzioni nel cuore della movida bresciana, con l’avvio della sperimentazione «CondiVivere la vita», gli steward, gli accordi con gli esercenti e i protocolli siglati.

Le ipotesi

«Passi avanti che evidentemente non sono stati sufficienti», aveva ammesso l’assessore Andrea Poli. «Abbiamo dimostrato che anche con quella sperimentazione i problemi restano gli stessi», ribadiscono oggi i residenti. Già in estate è partita una diffida, ma alla Loggia non risulta ancora recapitata alcuna causa. Solo questione di tempo, assicurano gli abitanti del Carmine. «Sicuramente quella perizia costata 6mila euro sborsati direttamente da noi è propedeutica all’avvio di un percorso giudiziario».

Una tegola in arrivo per la Loggia, ancora scottata dalla condanna a pagare oltre 50mila euro a Gianfranco Paroli e alla moglie Piera Nava. Stavolta, però, le famiglie potenzialmente interessate ad intentare causa sono ben quaranta. E il conto finale per l’Amministrazione comunale potrebbe essere molto più salato.

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