Morto l’ortopedico Flavio Terragnoli, medicina bresciana in lutto

Il professore ha rappresentato per decenni il riferimento della materia a livello nazionale. Tra i suoi pazienti anche Marco Pantani e Vincenzo Nibali
Flavio Terragnoli - © www.giornaledibrescia.it
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Lutto nel mondo della medicina Bresciana. È morto il professor Flavio Terragnoli, ortopedico che ha rappresentato per decenni il riferimento dell’ortopedia e della traumatologia a livello nazionale legando la sua professione anche a nomi importanti dello sport. Da Marco Pantani – operato una prima volta dopo una drammatica caduta alla Milano Torino nel 1995 – a Vincenzo Nibali – rimesso in sesto nel 2016 dopo la frattura alla clavicola – passando per la sciatrice bresciana Daniela Merighetti.

Terragnoli, sempre schivo, gentile e disponibile oltre che essere un grande appassionato del suo lavoro, avrebbe compiuto 73 anni a settembre ed era andato in pensione a dicembre scorso salutando i colleghi della Poliambulanza, ultima tappa della sua prestigiosa carriera professionale. Sposato, padre di due figli, a fine luglio mentre era in vacanza in Trentino aveva accusato un malore dal quale non si è di fatto più ripreso. Negli ultimi giorni era stato trasferito dall’ospedale di Trento al reparto di Rianimazione degli Spedali Civili dove è morto.

La camera ardente sarà presso la Domus Salutis dal primo pomeriggio di martedì. Seguiranno i funerali in forma strettamente privata.

Il cordoglio della sindaca

La sindaca Laura Castelletti e la Giunta hanno espresso in giornata il loro cordoglio. «È stato un’istituzione informale della nostra città e lascia un vuoto profondo nella comunità e nel mondo della medicina bresciana», dice la sindaca. «Con la sua professionalità, la sua umanità e la sua instancabile dedizione, ha saputo rappresentare un punto di riferimento non solo per chi aveva in cura, ma anche per generazioni di medici e colleghi. Era sempre disponibile, notte o giorno, e faceva sentire ogni paziente unico. Nella sua lunga e brillante carriera ha curato con competenza e passione atleti di fama internazionale, anziani, uomini e donne di ogni età, sempre mantenendo la sua cifra di discrezione e attenzione verso ogni persona. Per me il ricordo è anche personale: con una famiglia di “distratti e spericolati”, come spesso scherzavamo insieme, ci ha seguito e supportato in molte occasioni. A lui vanno il mio affetto e la gratitudine di molti, Brescia gli deve tanto, perché ha contribuito a rendere prestigiosa la nostra sanità, facendone un esempio di eccellenza e di umanità».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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