«Quella volta che Prevost rimase a cena con noi»

«Un uomo buono, disponibile, attento agli altri e sensibile alle problematiche sociali». Così è apparso Robert Francis Prevost a monsignor Giulio Sembeni, rettore del Collegio ecclesiastico internazionale di San Carlo Borromeo di Roma, quando, in due occasioni, ha avuto modo di incontrarlo: «Sono rimasto colpito dal fatto che trasmettesse serenità».
Il primo incontro
Originario di Castenedolo, monsignor Sembeni invitò Prevost, allora prefetto per il dicastero per i vescovi, a celebrare una messa nella basilica romana dei Santi Ambrogio e Carlo al Corso lo scorso 4 novembre, giorno dedicato al patrono San Carlo Borromeo: «Accettò volentieri e rimase pure a cena con noi – racconta il castenedolese –. Ricordo bene quella serata: il cardinal Prevost salutò uno ad uno gli studenti del nostro Collegio internazionale originari di una ventina di Paesi e i membri del consiglio direttivo dell’Arciconfraternita dei Lombardi di Roma. Emerse evidente il suo animo missionario».
In Vaticano

Un paio di mesi fa c’è stato, all’improvviso, un secondo incontro: «L’ho rivisto per caso, un giorno, in piazza San Pietro. Era con il suo segretario – spiega monsignor Sembeni –. L’ho fermato e gli ho detto che il 4 novembre avevo preparato il libro del Collegio al quale i nostri ospiti affidano sempre una dedica, ma mi ero dimenticato di chiedergli se avesse piacere a scrivere anche lui qualcosa. È stata l’occasione per invitarlo a tornare da noi. “Vengo, vengo”, mi ha detto dimostrando grande disponibilità. Ora che è diventato Papa, però, la vedo dura che riesca a passare al Collegio», osserva il rettore.
L’elezione di ieri
Con grande emozione ieri monsignor Giulio Sembeni ha seguito la diretta da piazza San Pietro. «Il fatto che Prevost abbia scelto il nome Leone XIV dimostra la sua attenzione ai temi sociali che erano cari anche a Papa Francesco. Bergoglio e il nuovo Papa hanno due personalità diverse, ma condividono sensibilità e attenzione. Sono contento che il Conclave abbia eletto lui. Rispetto al 2013, i controlli messi in campo quest’anno hanno trattenuto la spontaneità della piazza. L’affetto è comunque trasparso».
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