Minacce alla ex, lo stalker di Patty patteggia la condanna e resta in comunità

L’uomo ha concordato di scontare i 2 anni e 6 mesi nella struttura dove già si trova
Un uomo alla finestra - © www.giornaledibrescia.it
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Resta agli arresti domiciliari. Non più in custodia cautelare ma in detenzione dopo che giovedì mattina ha patteggiato una condanna a due anni e sei mesi per stalking con la possibilità di rimanere affidato alla stessa comunità nella quale si trova dopo che ha passato quattro mesi in carcere a Canton Mombello.

L’uomo era stato arrestato dai carabinieri dopo che aveva violato il divieto di avvicinamento alla vittima, la sua ex compagna, madre di quattro figli avuti da una precedente relazione, ed era stato rintracciato non lontano dalla sua abitazione con un accetta, un taglierino e una falce e che aveva mandato messaggi di esplicita minaccia alla donna.

Patty aveva raccontato però che la comunità non risolve il problema perché «è a poche centinaia di metri dal mio posto di lavoro. Lui è lì senza braccialetto elettronico: se decide di venire a colpirmi in pochi minuti mi raggiunge e questa volta mi uccide».

Lo sfogo

Dopo aver appreso del patteggiamento Patty è ancora più delusa ma non meno determinata: «Per me il fatto che sia rimasto in quella struttura, nonostante abbiamo fatto presente al giudice che io ho paura, non riesco ad andare al lavoro e i miei figli non stanno andando a scuola, è stato uno schiaffo. Mi sono sentita come se il giudice, che era una donna, mi avesse detto che della mia situazione, delle mie paure, dei disagi che quella persona mi ha provocato non interessi a nessuno».

Assistita dall’avvocato Piergiorgio Vittorini ha intenzione di non fermarsi: «Per me ma anche per tutte le donne che non riescono a farsi sentire, che si lasciano paralizzare dalla paura. Voglio scrivere al ministro della Giustizia perché sappia che il Codice rosso funziona molto bene prima ma che poi non c’è attenzione». Il riferimento è al «grande lavoro fatto con le forze dell’ordine per ottenere il divieto di avvicinamento e poi l’impegno delle pattuglie che quando lui lo ha violato lo hanno cercato e rintracciato. Per il mio carnefice c’è stato un percorso di recupero, mi fa piacere che possa provare a guarire ma a noi vittime chi ha chiesto qualcosa? Stiamo bene o stiamo male qualcuno se ne è interessato?».

Patty si è documentata: «La stessa comunità cui è stato affidato il mio ex ha una struttura anche in Valcamonica, a più di 50 chilometri dalla mia casa e dal mio lavoro. Non si poteva mandarlo là?».

La donna, che aveva già quattro figli, aveva intrecciato una relazione con l’uomo che è poi diventato il suo incubo. Nel periodo in cui sono stati insieme l’uomo non è mai stato aggressivo o violento, né con lei né con i ragazzi. Poi la situazione è precipitata «lui è ripiombato nei suoi problemi ed è diventato aggressivo. Voleva farmi a pezzi. E io ora dovrei stare tranquilla perché lui è in comunità a pochi metri da dove lavoro?».

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