Medici, infermieri e nuovi nati in calo: nelle valli bresciane si corre ai ripari

Giuliana Mossoni-Enrico Giustacchini
In Valcamonica si offrono alloggi al personale sanitario, a Gavardo chiuderà dal 1° luglio lo storico Punto nascita
L'ospedale di Gavardo serve Valsabbia e Alto Garda - © www.giornaledibrescia.it
L'ospedale di Gavardo serve Valsabbia e Alto Garda - © www.giornaledibrescia.it
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Difficoltà a reperire medici e infermieri, ma anche difficoltà a reperire... nuovi nati. I problemi nel mondo della sanità continuano a farsi sentire soprattutto in montagna.

A pesare come macigni, tanto per cominciare, ci sono la minore attrattività delle strutture sanitarie, le difficoltà di collegamento e la lontananza dai centri urbani e dai servizi. Per provare a ovviare a queste criticità, l’Asst Valcamonica con la Comunità montana-Bim e la Pia Fondazione ha rilanciato, provando a rendere logisticamente più attrattiva la destinazione di Esine come luogo di lavoro e di formazione, soprattutto per i giovani medici specializzandi e gli studenti tirocinanti. Grazie a un progetto di housing sociale sono stati messi a disposizione 14 alloggi nel centro di Malegno, a pochi chilometri dall’ospedale. Appartamenti destinati al personale sanitario che opera e opererà in Asst, che non dovrà quindi preoccuparsi di trovare casa e di sborsare affitti alti.

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Appartamenti per sanitari in Valcamonica

Per fare questo il Bim ha stanziato un milione di euro, servito per ristrutturare Casa Bonettini a Malegno e per arredare i locali con gusto moderno. Le risorse sono state trasferite alla Pia Fondazione, che ha acquistato e sistemato l’immobile e che lo gestirà secondo i criteri dell’housing sociale. Questo vuol dire che i contratti per servizi destinati a situazioni di emergenza abitativa saranno calmierati, con priorità per gli operatori sanitari.

L’inaugurazione

A Esine anche l'assessore regionale Guido Bertolaso
A Esine anche l'assessore regionale Guido Bertolaso

Già in questo periodo sono in uso due unità, che ospitano in tutto cinque specializzandi. Per l’inaugurazione dell’immobile e per presentare il progetto, è arrivato ieri in Valcamonica l’assessore al Welfare di Regione Lombardia Guido Bertolaso, accompagnato dall’amico Corrado Scolari, direttore generale Asst, e dai presidenti della Comunità Montana-Bim Alessandro Bonomelli e della Pia Fondazione Fabrizio Andrea Orizio. «Da tempo abbiamo problemi a reperire personale per l’ospedale e le altre strutture del territorio - spiega Scolari -, con gravi problemi a garantire i servizi sanitari nel comprensorio camuno. Criticità accentuata dalla difficoltà a reperire alloggi adeguati a prezzi accessibili: grazie al Bim abbiamo realizzato questo progetto di ospitalità per personale sanitario, che può contribuire a risolvere la situazione».

La chiusura

A Gavardo invece il problema riguarda i... lieti eventi. Sono così pochi che dal 1° luglio il Punto nascita chiude. L’ospedale perde dunque un pezzo rilevante della propria rete di servizi, mettendo la parola fine a una storia lunga e gloriosa, se si pensa che in passato il reparto aveva toccato punte di eccellenza - era stato tra i primi in Italia, ad esempio, ad avviare la pratica dei parti in acqua -, giungendo a superare il numero di mille nascite l’anno. Da qualche tempo, però, la Maternità del presidio gavardese risulta in grande affanno. Sono sempre meno le nascite: 466 nel 2020, 337 nel 2023, solo 93 dall’inizio del 2024 ad oggi. Un crollo verticale, dunque, ben sotto la soglia minima dei 500 parti annuali definita nell’accordo Stato-Regioni del 2010, a cui si accompagna una oramai cronica carenza di personale. Da qui la decisione di cessare l’attività già a partire dall’inizio del mese prossimo. Tecnicamente si parla di «sospensione temporanea», ma le speranze di una futura riapertura paiono davvero ridotte al lumicino.

A comunicare la brutta notizia avrebbe dovuto pensarci, ieri, l’assessore Bertolaso, che però all’ultimo momento ha annullato l’annunciata visita a Gavardo. È stata così Roberta Chiesa, direttore generale di Asst Garda, a informare i sindaci (oltre una ventina i presenti all’incontro) e gli operatori sanitari. «Troppo poche le donne che scelgono l’ospedale valsabbino per partorire - è stato spiegato -. Solo il 30% si rivolge alla nostra struttura, mentre il restante 70% preferisce recarsi altrove». La chiusura del Punto nascita sarà accompagnata tuttavia, è stato sottolineato, da una riorganizzazione e da un potenziamento delle prestazioni a beneficio sia delle donne in attesa sia delle neomamme e dei loro bambini. Aumenterà in tal modo la disponibilità per le visite, anche a domicilio, le prestazioni dei consultori, e così via.

«È importante ricordare - ha aggiunto Chiesa - che verranno mantenute tutte le attività ospedaliere e ambulatoriali afferenti al reparto di Ginecologia. Nelle otto settimane successive al primo luglio, inoltre, sarà comunque garantita la presa in carico delle donne gravide che si presenteranno al Pronto soccorso gavardese».

I sindaci di Valsabbia e Alto Garda, da parte loro, non hanno mancato di esprimere la preoccupazione per una decisione che penalizza fortemente il territorio, sommandosi a tante altre difficoltà che affliggono il sistema sanitario locale, a cominciare dalla carenza di medici di famiglia.

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