Maione: «Chiederemo a Roma fondi per la bonifica della discarica Vallosa»

Lo aveva preannunciato a gennaio: «Gli esiti delle prossime indagini dell’Arpa rappresenteranno la bussola sugli scenari futuri».
E adesso che l’epilogo analitico sugli ultimi campionamenti dei «pozzi sentinella» (quelli che testano lo stato di salute delle acque attorno alla discarica Vallosa di Passirano) è arrivato, l’assessore regionale all’Ambiente Giorgio Maione non ha dubbi: «Il capping, lì come in molti altri casi, è una misura che può essere considerata solo temporanea. Tanto che l’emergenza resta».
Inquinamento
Il riferimento è all’esito delle analisi condotte dall’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente di Brescia sull’area situata in piena Franciacorta, un sito sdraiato su 31.150 metri quadrati che racchiude 440mila metri cubi di rifiuti interrati, con un inquinamento che - stando al piano di caratterizzazione del 2014 - raggiunge 17 metri di profondità.
Le cattive notizie sono arrivate tanto per quel che riguarda le acque profonde (l’acquifero potenzialmente in grado di diffondere l’inquinamento al di fuori del perimetro della discarica), quanto per quelle superficiali. Nel primo caso, per quanto riguarda il piezometro 4-4bis «le attività - si legge nella relazione di gennaio - hanno confermato lo stato di contaminazione delle acque sotterranee per opera dei Pcb totali», presenti in concentrazione doppia rispetto ai limiti di legge.
Nel secondo caso, quello delle acque superficiali, il piezometro 30 SW ha evidenziato a febbraio il superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione per i parametri boro (venti volte sopra i limiti), nichel, Pcb (dieci volte oltre il consentito) ed esaclorocicloesano alfa.
Pressing
«Le analisi confermano che il capping ci sta dando il tempo per trovare una strada, ma non è risolutivo. Aspettavamo queste seconde analisi, che sta pagando l’Arpa e quindi il sistema regionale: adesso chiederemo al sindaco di Passirano di presentarci il progetto di messa in sicurezza per capire se sia davvero un’alternativa rispetto alla bonifica.
Io ho sempre detto che è meglio bonificare un’area inquinata che tenersela nel cortile di casa, specie perché i costi delle due operazioni rischiano di essere paragonabili, ossia attorno ai 70 milioni di euro - specifica Maione -. Il capping si sta dimostrando una soluzione temporanea: chiederemo allo Stato le risorse necessarie per la bonifica e lo faremo con la stessa perseveranza usata per il bando Caffaro, insieme al commissario».
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