Le priorità della Loggia per la futura Provincia

Lo chiarisce subito: «La volontà non è essere egemonici, ma il voto ponderato stesso fa sì che, pur nell’ottica di casa dei Comuni, il peso specifico della Loggia non sia quello di uno dei 205. Dunque c’è la volontà di fornire un contributo di idee e di priorità per la nuova Provincia, perché gli esiti delle decisioni che lì vengono o non vengono prese hanno una ricaduta importante sulla città». La voce è quella del vicesindaco Federico Manzoni, che delinea «le priorità della Loggia» da consegnare al Consiglio provinciale che verrà e che si delineerà con il voto del 29 settembre.
Suolo
Capitolo uno: il Piano territoriale di coordinamento provinciale, alias Ptcp, ossia lo strumento che definisce assetto e tutela ma anche programmazione socio-economica e che, proprio per questo, per alcuni parametri, ha effetto anche sui Pgt (Piano di governo del territorio) dei singoli Comuni.
«Quello vigente - ricorda Manzoni - risale ormai a vent’anni fa, nel mezzo c’è stata solo una variante generale nel 2014. In questi ultimi vent’anni di cose ne sono cambiate tante: c’è una maggiore sensibilità, ad esempio, alla lotta al consumo di suolo. Su questo fronte in particolare, si attende un aggiornamento dal 2019: è necessario per portare avanti politiche virtuose e sostenibili di area vasta. Se evitiamo di consumare suolo in città e poi appena fuori dal perimetro cittadino si continua a costruire, è evidente che non saremo efficaci». Il vicesindaco insiste: «Altre province si sono già messe in marcia. In Loggia abbiamo fatto una scelta strategica che rivendichiamo e che è stata ritenuta lungimirante, molti Comuni la condividono ma scontano gli effetti di direttive ormai datate che frenano le buone pratiche».
InfrastruttureIl consumo di suolo non è però l’unico fronte caldo del Ptcp: è sempre questo, infatti, il dossier che regola il tema infrastrutturale, sul quale - in particolare nell’ultimo anno - il dibattito è stato a tutto campo sia per quel che riguarda il trasporto privato sia per quanto riguarda lo sviluppo della rete pubblica.
«Il mio vuole essere uno sprone, sapendo che la Provincia è in condizioni di maggiore difficoltà rispetto al passato. Ma c’è la necessità di superare un approccio che si concentri su una singola opera, un indirizzo che noi condividiamo, tanto da averlo inserito nel Pums - conferma Manzoni -. Serve una visione d’insieme». L’altro grande tema sul tavolo è la domanda chiave: con quali soldi? «C’è sempre lo snodo delle risorse, non tanto per la realizzazione delle infrastrutture quanto per la loro gestione, aspetto che si tende sempre a dimenticare ma che è fondamentale e non secondario. Se il territorio bresciano vuole davvero incrementare la propria dotazione infrastrutturale per sviluppare una mobilità pubblica sempre più capillare, deve mettersi in gioco e fare massa critica per ottenere fondi adeguati per poter gestire la rete». E qui si torna all’annoso contenzioso politico con la Regione: «La questione del corrispettivo chilometrico fermo al 9% denota uno squilibrio evidente e questa è la grande battaglia politica forte che il territorio bresciano, a partire dalle aree più periferiche, deve compiere».
Ferrovie
Infine, c’è la sfida della cura del ferro, non solo su base cittadina (con metro e tram): la provincia di Brescia ha cinque linee ferroviarie (l’asse Milano-Venezia, Parma, Cremona, Bergamo e Iseo-Edolo) che convergono sulla città. Ma che - secondo il vicesindaco - «possono servire la provincia molto meglio di quanto non facciano oggi in termini di qualità, di frequenze, di orari di servizio e di stazioni». Lo stesso sindaco di Rezzato, Luca Reboldi, aveva auspicato un paio di azioni: il prolungamento del tram verso l’hinterland e la riattivazione della stazione ferroviaria.
Sì dunque a un’accelerata sui treni metropolitani e sì alla riattivazione della stazione di Rezzato: «La linea Brescia-Verona soffre un paradosso: è fondamentale perché unisce due Regioni lungo un corridoio europeo, ma il servizio regionale è estremamente carente. La stazione di Rezzato è priva di servizio e quelle di Ponte San Marco-Calcinato e Lonato che hanno due corse al giorno. Bisogna lavorare insieme per favorire questo servizio e dare risposta a una domanda che c’è». La proposta è: prima di studiare un costoso prolungamento di metro o tram dalla città, ripartiamo dalle linee ferroviarie esistenti o dismesse: «Dove c’è un reticolo esistente, va reso performante e integrato, con corse ogni mezz’ora». La palla, ora, passa alla «nuova Provincia».
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