I più poveri sono soprattutto giovani

Partiamo da un punto che viene prima di ogni considerazione sull’impatto di una eventuale legge sul salario minimo in terra bresciana. Un salario minimo fissato per legge a 9 euro lordi orari è comunque un salario povero: 1.200 euro al mese.
Povero perché con un salario mensile di 1.200 euro si riesce a sopravvivere a malapena, con buona pace per ogni progetto di vita che comprenda magari anche la possibilità di vivere da soli o pensare a mettere su famiglia. Ma, sotto questa soglia di reddito si trovano, anche nella nostra ricca provincia industriale, decine di migliaia di persone, soprattutto giovani, costretti a integrare salari da fame con altri lavoretti, più o meno regolari, per pagare un affitto e magari avere la possibilità di sognare qualcosa di più.
I motivi
Tutto questo è dovuto soprattutto alla crescente terziarizzazione dell’economia, nonostante la tenuta del settore metalmeccanico, si è sovrapposta una precarizzazione del lavoro che ha allargato l’area del lavoro povero, di salario e di garanzie. Il terziario è certamente un universo composito, ma se andiamo a vedere quali sono le professioni che registrano i maggiori tassi di incremento degli addetti troviamo ai primi posti lavori di basso profilo e bassa retribuzione.
Un esempio: tanti, purtroppo, sono i dipendenti di hotel, campeggi e ristoranti che non arrivano nemmeno a percepire mille euro al mese, a fronte, spesso, di più di 14 ore di lavoro al giorno, compresi domenica e giorni festivi. I cosiddetti servizi alle imprese sono ai primi posti per crescita di occupazione ma, a ben vedere, non si tratta di informatici: i numeri li fanno i servizi di pulizia, le mense, i servizi di vigilanza, la logistica. Dove spesso le stesse paghe contrattuali sono sotto i 9 euro lordi.
E considerare che la metà degli appalti dei servizi di vigilanza sono pubblici, come tanti appalti alle multi servizi, con servizi di pulizia e mense spesso sotto la soglia dei 9 euro ed esternalizzazioni importanti a basso salario.
Sempre più poveri
L’elenco potrebbe essere molto lungo, colf e badanti, solo per fare un esempio, si ritrovano in genere a dover fare i conti con compensi non adeguati alle mansioni svolte, anche in presenza di regolare contratto. Se proviamo a contare tutti i lavoratori bresciani che prendono meno di 9 euro all’ora non è azzardato affermare che siamo nell’ordine delle decine di migliaia, tutt’altro che qualche povero lavoratore, magari extracomunitario. Non è così.
Sotto la soglia del lavoro povero, quello dei 9 euro l’ora, dei 1.200 euro al mese, ci sono decina di migliaia di bresciani, giovani e non solo. L’Italia è uno dei paesi Europei che ha avuto un incremento delle retribuzioni praticamente nullo negli ultimi anni mentre sono aumentati a dismisura costi e spese.
Allora, se 9 euro vi sembra tanti fatevi una passeggiata in centro o al supermercato e fatevi un’idea.
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