I più poveri sono soprattutto giovani

Elio Montanari
L’Italia è uno dei paesi Europei che ha avuto un incremento delle retribuzioni praticamente nullo negli ultimi anni, mentre sono aumentati a dismisura costi e spese
Un ragazzo alla ricerca del lavoro migliore - Foto Ansa/Dba/ Franco Silvi © www.giornaledibrescia.it
Un ragazzo alla ricerca del lavoro migliore - Foto Ansa/Dba/ Franco Silvi © www.giornaledibrescia.it
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Partiamo da un punto che viene prima di ogni considerazione sull’impatto di una eventuale legge sul salario minimo in terra bresciana. Un salario minimo fissato per legge a 9 euro lordi orari è comunque un salario povero: 1.200 euro al mese.

Povero perché con un salario mensile di 1.200 euro si riesce a sopravvivere a malapena, con buona pace per ogni progetto di vita che comprenda magari anche la possibilità di vivere da soli o pensare a mettere su famiglia. Ma, sotto questa soglia di reddito si trovano, anche nella nostra ricca provincia industriale, decine di migliaia di persone, soprattutto giovani, costretti a integrare salari da fame con altri lavoretti, più o meno regolari, per pagare un affitto e magari avere la possibilità di sognare qualcosa di più.

I motivi

Tutto questo è dovuto soprattutto alla crescente terziarizzazione dell’economia, nonostante la tenuta del settore metalmeccanico, si è sovrapposta una precarizzazione del lavoro che ha allargato l’area del lavoro povero, di salario e di garanzie. Il terziario è certamente un universo composito, ma se andiamo a vedere quali sono le professioni che registrano i maggiori tassi di incremento degli addetti troviamo ai primi posti lavori di basso profilo e bassa retribuzione.

Un esempio: tanti, purtroppo, sono i dipendenti di hotel, campeggi e ristoranti che non arrivano nemmeno a percepire mille euro al mese, a fronte, spesso, di più di 14 ore di lavoro al giorno, compresi domenica e giorni festivi. I cosiddetti servizi alle imprese sono ai primi posti per crescita di occupazione ma, a ben vedere, non si tratta di informatici: i numeri li fanno i servizi di pulizia, le mense, i servizi di vigilanza, la logistica. Dove spesso le stesse paghe contrattuali sono sotto i 9 euro lordi.

E considerare che la metà degli appalti dei servizi di vigilanza sono pubblici, come tanti appalti alle multi servizi, con servizi di pulizia e mense spesso sotto la soglia dei 9 euro ed esternalizzazioni importanti a basso salario.

Sempre più poveri

L’elenco potrebbe essere molto lungo, colf e badanti, solo per fare un esempio, si ritrovano in genere a dover fare i conti con compensi non adeguati alle mansioni svolte, anche in presenza di regolare contratto. Se proviamo a contare tutti i lavoratori bresciani che prendono meno di 9 euro all’ora non è azzardato affermare che siamo nell’ordine delle decine di migliaia, tutt’altro che qualche povero lavoratore, magari extracomunitario. Non è così.

Sotto la soglia del lavoro povero, quello dei 9 euro l’ora, dei 1.200 euro al mese, ci sono decina di migliaia di bresciani, giovani e non solo. L’Italia è uno dei paesi Europei che ha avuto un incremento delle retribuzioni praticamente nullo negli ultimi anni mentre sono aumentati a dismisura costi e spese.

Allora, se 9 euro vi sembra tanti fatevi una passeggiata in centro o al supermercato e fatevi un’idea.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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