L'allarme dal Sert: «Consumo di sostanze e dipendenze in aumento»

Si dice Sert e si pensa al metadone, a una struttura nata quasi 35 anni fa e che ormai ha fatto il suo tempo. Poi si entra in via Lamarmora 56 e si trova il Sert che non ci si aspetta. Non è solo l’ambiente, stanze luminose, piante ovunque, ma il personale, sorprendentemente giovane - la maggior parte under 40 - e un’atmosfera dove si respira entusiasmo e passione.
Situazione allarmante
A dirigere questo servizio, che fa parte del Dipartimento di salute mentale e delle dipendenze dell’Ospedale civile di Brescia, la dottoressa Laura Guarneri. Se il Sert è cambiato in questi anni è anche merito suo, ma d’altra parte è una struttura che non si può permettere di rimanere ferma «perché gli scenari sono in continuo cambiamento», racconta, «e il nostro servizio si deve attrezzare e trovare nuovi strumenti: la situazione è allarmante, c’è un incremento nel consumo delle sostanze, delle dipendenze comportamentali, degli accessi al pronto soccorso per patologie droga correlate, dei decessi per cocaina».
C’è il problema «del poliabuso e delle nuove sostanze psicoattive molto potenti e di facile accesso, che stanno invadendo il mercato: basti pensare che il Fentanyl in America sta facendo più morti della guerra in Vietnam». Di fronte a un quadro estremamente complesso e in continuo mutamento il Sert ha cercato non solo di fornire, ma di anticipare una risposta in termine di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione. Le quattro strutture semplici, ex unità operative, ognuna con il proprio referente e un’équipe di medici, infermieri, psicologi, assistenti sociali, educatori (60 in tutto) si prendono cura del paziente, e spesso anche dei familiari, con un approccio multidisciplinare e un intervento terapeutico strutturato e studiato ad hoc per ogni utente.
Gli accessi
In queste quattro strutture «non c’è una lista d’attesa», continua Guarneri, «non servono impegnative del medico di base, alla persona che ci chiede aiuto viene fissata la prima visita entro sette giorni e ci diamo tempo un mese per una valutazione a 360 gradi. Sulla base di questo primo step viene costruito un percorso personalizzato che coinvolge, quando possibile, anche i familiari». I tempi e le modalità possono cambiare quando si tratta di pazienti detenuti in carcere (dove il Sert opera con gli stessi progetti) o di donne incinte (la visita viene fatta seduta stante e entro 15 giorni parte il percorso di cura e riabilitazione).
In questi anni il Sert ha focalizzato la sua attenzione verso i giovani e le donne. Per quanto riguarda i primi, spiega la direttrice, «abbiamo assistito a un abbassamento dell’età del primo utilizzo, sperimentano già a 13 anni, e per questa generazione digitale vi è un aumento anche di tutte le dipendenze comportamentali, in primis il gioco d’azzardo e la dipendenza da Internet».
Se la Regione aveva proposto in un documento che tutti i pazienti entro i 24 anni d’età dovessero essere considerati «ad alta intensità di cura», indicazione poi arenata a causa del Covid, «il Sert di Brescia ha deciso di renderla comunque operativa: questo significa che i pazienti che hanno meno di 24 anni sono oggetti di particolare cura, a partire da un numero al quale possono chiamare e ricevere una risposta immediata». Per quanto riguarda le donne, la forbice che c’è sempre stata nell’utilizzo di sostanze tra maschi e femmine si è andata assottigliando, anzi «stiamo vedendo un’inversione di tendenza, le giovanissime di 15-16 anni bevono di più e hanno superato i maschi nell’uso del tabacco e degli psicofarmaci senza prescrizione».
Rete territoriale e con le cooperative
Il Sert ha messo in piedi anche una serie di progetti «grazie a una rete che abbiamo costruito con il territorio e con le cooperative accreditate. Al di là di un punto d’ascolto nel poliambulatorio di via Corsica per il gioco d’azzardo patologico, seguiamo un’iniziativa rivolta ai giovani per la prevenzione e la limitazione dei rischi di comportamenti devianti e uno sulla riduzione del danno rivolto ai pazienti “storici” che cerchiamo di reinserire in un percorso di cura e di inclusione sociale, anche perché spesso si tratta di persone che vivono ai margini. Quando c’è stata l’epidemia i nostri pazienti, che vivono per strada, senza internet, non potevano accedere alla vaccinazione: li abbiamo contattati uno a uno, informandoli, e siamo arrivati al 90% di pazienti vaccinati, quando la media nazionale era del 50%».
Chi si rivolge al Sert lo fa dopo anni di dipendenza, gli eroinomani dopo in media 12 anni, gli alcolisti e i giocatori d’azzardo dopo 15-16 anni. «Ancora vige lo stigma, pesante, su chi è affetto da dipendenza: si pensa che sia una questione di scelta, di vizio. Invece è una malattia che riguarda tutta la collettività».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
@News in 5 minuti
A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.
