La Stele di Paladino via da piazza Vittoria entro l’estate, poi addio anche alla fontana

Si attende il permesso (o il diniego) dell’artista per spostarla al Borsoni. Ma il Bigio non tornerà
L’opera di Mimmo Paladino è stata esposta in piazza Vittoria nel 2017 - © www.giornaledibrescia.it
L’opera di Mimmo Paladino è stata esposta in piazza Vittoria nel 2017 - © www.giornaledibrescia.it
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Si era detto maggio, ma si vira verso un più morbido «entro l’estate». Un po’ perché alcune risposte chiave non sono arrivate in tempo. Un po’ perché l’idea di riaprire il dibattito culturale più divisivo di sempre per Brescia, così a ridosso del 50° anniversario della Strage di piazza della Loggia, sarebbe stata palesemente fuori luogo.

Fatto sta che, mese più mese meno, l’uomo nero farà i bagagli e scenderà dal piedistallo riavviando il tormentone decennale della città. La Stele di Mimmo Paladino, che nel 2017 ha «detronizzato» il Bigio da piazza Vittoria, da lì deve andarsene e se ne andrà: è a tutti gli effetti «abusiva» (la proroga per l’occupazione della pedana è scaduta, ricordano gli addetti ai lavori).

Ma no, non lascerà il posto al colosso del Dazzi. E proprio per questo, con il suo «addio», se ne dovrà consumare un secondo: la fontana diventata ormai il luogo degli appuntamenti, a rigor di Soprintendenza, senza l’esposizione del maschione marmoreo originale dovrà essere rimossa.

Dove andrà

Dove andrà l’opera di Paladino? Dipende. Per «lei» l’Amministrazione comunale immaginava un red carpet al nuovo teatro Borsoni di via Milano, con un «trasloco» da programmare (appunto) sul finire di maggio. Come tradizione vuole quando si parla di piazza Vittoria, però, subentra il fattore «imprevisto»: la trama non è lineare.

Primo: Mimmo Paladino, l’artista che ha realizzato gratuitamente la Stele per Brescia, non ha ancora recapitato a Palazzo Loggia il suo consenso (o il suo diniego) formale per poter ricollocare la scultura al Borsoni. Anzi, in occasione dell’ultimo parapiglia sul tema, aveva esplicitamente chiarito che «nessuno può trasferire l’opera casualmente in un altro luogo: la Stele ha senso in piazza Vittoria, ci vuole rispetto».

Secondo: i cantieri che stanno disegnando il nuovo teatro non paiono in dirittura d’arrivo per maggio, ma più verosimilmente la «prima» del palinsesto potrebbe andare in scena per settembre.

Il piedistallo

Ed eccoci al punto dolente: il piedistallo resterà vuoto? Sì (e no). L’Amministrazione non ha alcuna intenzione di riposizionare il superuomo di marmo in piazza. Ed è una posizione che la Soprintendenza non preferisce, ma può accettare. Ad una precisa condizione, però: se non c’è il Bigio, non deve esserci neppure la fontana.

L’architetto Luca Rinaldi, alla regia delle Belle arti di Brescia, è stato chiaro più e più volte: la Stele deve lasciare il passo, perché era una soluzione temporanea. «La presenza della statua di Paladino sul piedistallo non è più autorizzata da tempo, la Soprintendenza ne ha chiesto la rimozione. Quanto al ritorno del Bigio, da me già ipotizzato nel 2008 e ribadito dai miei predecessori, se la posizione del Comune è che la piazza senza statua dal ’45 ha un nuovo significato come simbolo della città antifascista, posso anche accettare che l’opera non sia ricollocata - dichiara ormai da anni -. Ma a questo punto, per coerenza, va rimossa anche la fontana col piedistallo».

Lo ha anche scritto al Comune, le opzioni sono due: il ripristino della piazza del Piacentini «con l’apparato scultoreo voluto a suo corredo» (e in questo caso il basamento va spostato e rialzato), oppure «la riproposizione della piazza della Resistenza e dello scenario dell’immediato dopoguerra. Anche questa condizione - recita il documento - si deve ormai ritenere storicizzata e dunque criticamente accettabile, pur se in subordine rispetto alla prima».

L’indicazione di rimuovere Stele e fontana contestualmente è il terzo motivo che ha rallentato i tempi per il riassetto di piazza Vittoria. La Loggia, infatti, sta compiendo una serie di approfondimenti e di verifiche per capire come, quando e quanto costa rimuovere la fontana in marmo. Tra i vari aspetti da chiarire c’è poi anche quello contabile: il manufatto è stato realizzato con fondi pubblici, è sufficiente l’indicazione della Soprintendenza per rimuoverlo senza incappare in magagne da Corte dei Conti o in un ipotetico danno erariale? Gli uffici sono al lavoro. Tanto che un progetto (di rimozione e ripristino) ancora non c’è.

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