La povertà nascosta a Brescia: tutte le vite sostenute dalla Congrega

Le storie concrete di persone che la Congrega della Carità Apostolica supporta economicamente e moralmente
La Congrega gestisce più di 460 alloggi - Foto © www.giornaledibrescia.it
La Congrega gestisce più di 460 alloggi - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Migliaia di volti, persone che portano con sé storie di fatica, di difficoltà. Persone che trovano ascolto, vicinanza, supporto concreto alla Congrega della Carità Apostolica in via Mazzini in città.

Persone oltre i numeri

E dietro ogni volto c’è una storia fatta di difficoltà, piccole e grandi. C’è Pietro, papà di tre bambini, uno di loro ha una forma di ritardo che porta conseguenze anche a livello fisico. Pietro lavora nel settore delle pulizie. Iproblemi sono iniziati durante la pandemia, la moglie ha dovuto subire un intervento chirurgico, e questo l’ha costretta a un lungo periodo di degenza. Inizialmente l’uomo ha utilizzato le ferie, poi ha dovuto chiedere una aspettativa non retribuita. E sono iniziati i problemi. Grazie al contributo della Fondazione Folonari ha potuto pagare affitto e mantenere la famiglia superando il momento di difficoltà.

Poi c’è Fadma, originaria del Marocco e con una storia di grande sofferenza alle spalle, ha due figli adolescenti. Ha trovato un lavoro part time, con grande fatica riesce a far quadrare i conti. Poi è arrivata la pandemia, con i figli che dovevano fare lezioni a distanza, quindi Fadma ha acquistato un computer. Di colpa i bilanci familiari sono finiti in perdita, le giornate una lotta per resistere. Grazie alla Congrega ha chiuso i debiti per le spese straordinarie e la vita ha ripreso a scorrere un po’ più serena.

Luigi, invece, è un ottantenne che ha passato quattro decenni a lavorare in fonderia. L’ictus della moglie e il ritorno a casa del figlio separato lo hanno messo a dura prova. E così quel figlio cinquantenne che doveva essere il loro bastone della vecchiaia si è ritrovato a dover essere accudito, complice una pesantissima depressione. Luigi non si è certo arreso, grazie a una casa più grande (che senza aiuto non avrebbe potuto affittare) la famiglia ha ritrovato un equilibrio.

Un network del bene

Altro esempio concreto. Famiglia composta da mamma, papà, tre figli di 15, 12 e 7 anni. Lo stipendio di Paolo è quello di un operaio, che lavora sodo; non guarda gli orari, e con gli straordinari arriva a 1.600 euro. Si aggiungono circa 600 euro di assegno unico per i ragazzi. Calcolatrice alla mano: 600 euro se ne vanno per l’affitto, 120 euro per le spese condominiali, 300 euro per le utenze domestiche, 300 euro per le bollette, 40 euro per il trasporto del figlio maggiore, 200 euro di benzina, 150 per un finanziamento chiesto per arredare la casa, 650 tra spesa e farmaci. Restano circa 100 euro che con qualche spesa imprevista si volatilizzano in un attimo. Se poi l’auto o qualche elettrodomestico decidono di rompersi far quadrare il bilancio diventa una missione impossibile.

Quante famiglie sono in queste condizioni? Molte più di quante crediamo o possiamo immaginare. Come non si stancano di sottolineare dalla Congrega (un vero e proprio network del bene costituito da 13 fondazioni che operano in modo efficace ed efficiente), i poveri ci sono e sono persone. Espressione chiara, inequivocabile. Si può ancora utilizzare nella comunicazione improntata al politically correct? Il concetto di povertà e di miseria è bandito dal linguaggio economico e sociale. Ma è presente nella realtà.

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