Iveco, la Cgil striglia il centrodestra: «Polemica in Consiglio fuori luogo»

Il segretario Bertoli sul caso Magirus: «La città è efficace solo se ha una voce sola». Gli assessori Poli e Fenaroli: «Serve un percorso condiviso»
Il futuro del polo Iveco è al centro di un ordine del giorno in Consiglio comunale - © www.giornaledibrescia.it
Il futuro del polo Iveco è al centro di un ordine del giorno in Consiglio comunale - © www.giornaledibrescia.it
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Il marchio è di quelli iconici: se a Brescia dici Iveco, viene subito in mente la torretta «a fungo» che interrompe il cielo su via Volturno. Uno stabilimento gigantesco (è sviluppato su 676mila metri quadrati), storico, che per molte famiglie, da sempre, significa lavoro.

Da qualche settimana, però, la fabbrica (o, meglio: il suo futuro) è finita nel mezzo della polemica politica, un botta e risposta tra maggioranza e opposizione che, da un lato, ha fatto allarmare alcuni lavoratori e, dall’altro, ha fatto alzare gli occhi al cielo al sindacato. E adesso a strigliare tutti è direttamente il segretario della Cgil Francesco Bertoli, che dice «cara politica, su partite tanto delicate si segua il sindacato e si lavori in sintonia. O si fanno più danni che altro: l’atteggiamento del centrodestra in Loggia è del tutto fuori luogo».

Cosa succede

Per capire questo primo epilogo dialettico, bisogna partire dall’antefatto. Nell’ultimo Consiglio comunale il marchio «Iveco» ha fatto giusto in tempo ad essere pronunciato: a sera inoltrata, nell’arco di pochi secondi, è finita in bisticcio tra urla, accuse e uscite di scena.

Il pomo della discordia tra maggioranza e opposizione: la discussione mancata sull’ordine del giorno presentato dal centrodestra (e programmato dal presidente del Consiglio comunale dopo la riunione dei capigruppo) sul futuro della Magirus, brand che conta circa un migliaio di dipendenti in tutta Europa, di cui 180 nello stabilimento di Brescia, e che - come è noto - Iveco group ha dichiarato in estate di voler vendere.

Il tema, alla fine, non è stato affrontato (il centrosinistra ha lasciato l’Aula) e da qui nasce il battibecco, con l’opposizione che accusa la maggioranza di «fregarsene dei lavoratori» e la maggioranza che ribatte per le rime. Cosa prevede il documento (che in teoria è in agenda per il prossimo Consiglio)? «Impegna il sindaco e la Giunta a esprimere sostegno ai lavoratori e a farsi promotore di un confronto con la proprietà, al fine di salvaguardare l’occupazione di tutti i dipendenti».

Ma cosa sta accadendo davvero allo stabilimento Iveco? I posti di lavoro sono a rischio? Spiega Bertoli: «Iveco ha avuto anni buoni, ma nel 2024 c’è un calo dei volumi, una discesa in linea con l’andamento complessivo. Per capirlo, bisogna partire dal collocamento del marchio a livello europeo: il mercato del veicolo medio si è ristretto, dunque a fare la differenza in questa partita saranno gli investimenti: si punta molto sulla transizione ecologica e, quindi, su elettrico e idrogeno. Ma si tratta di una vicenda che ha in primis carattere nazionale e poi un respiro europeo. Ragionare in Consiglio comunale in ottica di contrapposizione e in modo parziale è estremamente riduttivo e si corre, al contrario, il rischio che diventi persino controproducente. Ricordo che la società è anche quotata in borsa».

Per la Cgil, insomma, in questo momento non si può parlare di posti di lavoro a rischio e ricorda: «La polemica politica è fine a se stessa: la città per essere efficace deve parlare con una voce sola, come avvenne nel 2020. Chi si muove in questo modo scomposto, guarda il dito senza vedere la luna. Ricordo anche che esiste un tavolo nazionale e Brescia è presente, non si facciano allarmismi inutili».

La proposta

Sulla stessa lunghezza d’onda sono anche gli assessori Andrea Poli (Attività produttive) e Marco Fenaroli (Welfare), contrari a un dibattito divisivo in Aula.

«Non ci risulta alcuna novità. Non c’è contezza di che tipo di operazione si voglia fare, se finanziaria o industriale. Questo livello di indeterminatezza condiziona tutto: bisogna capire chi sarà l’interlocutore definitivo e di cosa discutere. Non è opportuno discutere di questo tema in modo così vago in Consiglio comunale» insiste Poli, specie «esporsi prima che il confronto sindacale e sui tavoli romani faccia il suo corso». Questo a prescindere dal fatto che il 14 marzo ci sarà la presentazione del piano industriale.

Il marchio Magirus (l’azienda che ha inventato la scala girevole utilizzata oggi su tutti i principali camion antincendio) è operativo dal 1864 e ha esperienza nella produzione di veicoli che forniscono soccorso in caso. La riorganizzazione dipende dalla necessità di Iveco di focalizzarsi sul core business. E i mezzi antincendio non lo sono. L’iter, in questi casi, comporta innanzitutto una semplificazione societaria, con comunicazione alla presidenza del Consiglio dei ministri data la strategicità del settore, quindi la ricerca di un partner che premi la quota di maggioranza o rilevi l’intera divisione. Ma Iveco non ha fornito obiettivi rispetto ai tempi di cessione.

«Di questo si può discutere quando si hanno gli elementi: su un tema di questo tipo non si può dibattere sulla base di un ordine del giorno non concordato. È importante che si faccia prima un lavoro di raccordo e che ci sia una voce sola a rappresentare la città» è la proposta di Fenaroli. E aggiunge: «Quel testo, così come posto, va quantomeno aggiustato: bisogna rendersi conto anche del contesto entro il quale il Comune può muoversi. Senza contare che la produzione del 2024 è assicurata: il centrosinistra - conclude - non si disinteressa dei lavoratori Iveco, ma lo fa con criterio e quello corretto è la concertazione, come avvenne nel 2020».

Insomma, l’obiettivo è evitare che la polemica andata in scena in Aula a fine febbraio diventi lo spin-off di un disastro (anche) comunicativo. Presidente del Consiglio comunale e capigruppo accetteranno la proposta?

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