«Io e il mio bimbo tiriamo avanti con l’aiuto di amici e parrocchia»

La storia di Tania (il nome è di fantasia), giovane donna diventata mamma da poco meno di tre anni, ha un retrogusto terribilmente amaro. Non solo perché per chi, come lei, vive ai margini della povertà, le parole lasciano il tempo che trovano, sommerse da bisogni ben più impellenti, ma anche perché ritrovarsi sole e senza avere di che riempire il piatto diventa ancora più pesante se accanto si ha un cucciolo d’uomo che le ragioni della vita ancora stenta a capirle. Quando Tania ha dato alla luce il suo bambino, lei ed il suo compagno percepivano l’assegno di inclusione minimo perché sommando i redditi arrivavano poco al di sotto della soglia Isee stabilita per legge. Non proprio dei ricconi, ma persone che ce la facevano a tirare avanti.
A giugno scorso, scaduti i primi 18 mesi di applicazione della misura, Tania ha presentato nuovamente domanda, evidenziando che nel frattempo lei ed il compagno si erano lasciati e che quindi a far fede sarebbe stato soltanto il suo Isee, di poco superiore a 4.500 euro. Peccato che il rinnovo dell’assegno stesso, ancora pendente, sia ora legato alle sentenza di separazione (il compagno risultava come coniuge aggregato al nucleo familiare) che non arriverà prima di un paio di mesi, alla luce dell’udienza fissata ad oggi.
«E intanto che facciamo? – domanda Tania decisamente provata –. Siamo ad ottobre e da giugno non percepisco più nessuna integrazione al reddito, con tutte le difficoltà che ne conseguono – prosegue la donna –. Ho qualche amica che mi aiuta, la parrocchia che mi regala qualche pacco alimentare e fortunatamente io ed il mio bambino abbiamo un tetto sopra la testa grazie alle due stanze lasciatemi dai miei genitori. Vivo in un paese piccolo dove ci si conosce tutti, e anche per questo riesco a non morire di fame, ma cosa farò ora che arriverà il freddo e dovrò pagare anche il riscaldamento? Capisco i tempi tecnici di tutte queste procedure, ho conoscenti che come me sono ancora in attesa del rinnovo della misura, ma di norma chi l’ha presentata a giugno riceve già l’assegno. Per me e mio figlio, due mesi ancora di attesa sono troppi, e se anche mi hanno rassicurata sul fatto che riceverò retroattivamente il saldo di quanto non pagato in questo periodo di attesa, ora non posso fare altro che addormentarmi pensando a come non sprecare nemmeno un euro per arrivare sino a dicembre».
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