Investì e uccise un uomo a Bedizzole, famiglia decisiva per l’arresto

In carcere sette giorni dopo aver investito e ucciso Gaston Nicolas Pascale Urgoiti, il 29enne trovato in fin di vita attorno alle 23 di venerdì 15 sul fondo del canale di scolo che corre a lato di via Brescia a Bedizzole. Ci è finito Gianbattista Guatta, 61enne di casa a Bedizzole, per volere del giudice delle indagini preliminari Federica Brugnara che, oltre ai gravi indizi della sua colpevolezza, ha ravvisato anche il pericolo di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove.
La ricostruzione
Secondo quanto ricostruito dai carabinieri di Desenzano coordinati, dal sostituto procuratore Erica Battaglia, attorno alle 21.15 di quel venerdì, dopo aver bevuto tre calici di bianco alla spina in un bar poco distante, al volante del suo furgone Guatta ha investito il giovane che stava camminando a bordo strada con il cellulare in mano per segnalare la sua presenza alle auto in transito.
Il filmato
Nonostante la luce proiettata sull’asfalto della telecamera del telefonino, il 61enne alla guida non è riuscito ad evitare il pedone, ma di sicuro, ritengono gli inquirenti, si è accorto di averlo investito: troppo evidenti il botto e i danni provocati dall’impatto al suo mezzo per non rendersi conto di quanto accaduto. Le telecamere di videosorveglianza della zona fissano l’investimento alle 21.09: nelle immagini non c’è prova della frenata del furgone che Guatta porta dritto a casa.
I familiari
Una volta al cospetto della moglie, ricostruisce l’ordinanza di custodia cautelare, l’uomo dice di aver investito «qualcosa». I suoi famigliari decidono di ripercorrere il suo tragitto e di capire «cosa». Sono loro, di lì a poco, a trovare Gaston Nicolas riverso a terra in fin di vita, a dare l’allarme e ad avviare le indagini.
L’alcoltest
Allertati dal 112 i carabinieri si presentano a casa di Guatta: il 61enne, quattro ore dopo l’incidente, viene sottoposto all’alcoltest. I risultati sono impietosi: nel suo sangue c’è una concentrazione di alcol 3 volte il consentito.
«Ho bevuto una volta a casa, perché sotto choc per quanto successo» dirà l’uomo nel tentativo di giustificare la positività. I carabinieri ripercorrono a ritroso i suoi passi, trovano frammenti della carrozzeria del suo furgone sul luogo dell’impatto, ma soprattutto la conferma dell’aperitivo con quei «tre calici di bianco» per i quali ora è in carcere con l’accusa di omicidio stradale, omissione di soccorso e guida in stato di ebbrezza.
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