Infiltrazioni mafiose, il prefetto: «Nel 2024 bloccato un cantiere al mese con le interdittive»
Dall’inizio dell’anno la Prefettura di Brescia ha emesso tre interdittive antimafia, due per camorra e una per ‘ndrangheta. È quindi certificato il tentativo della criminalità organizzata di infiltrarsi nell’economia pulita della nostra provincia, attraverso gli appalti pubblici o chiedendo l’inserimento di un’azienda nella «white list», l’elenco di imprese certificate cui la Pubblica amministrazione attinge per l’affidamento di lavori esenti da gare d’appalto. Nel Bresciano, purtroppo, questa non è una novità.
«Non è una situazione di allarme - dichiara la prefetta di Brescia, Maria Rosaria Laganà – ma certamente di alta vigilanza. Rilasciamo in media un’interdittiva antimafia al mese a conferma di un fenomeno che esiste e va contrastato in ogni modo».
Le interdittive antimafia, previste e disciplinate dal decreto legislativo 159 del 2011, noto anche come Codice Antimafia, sono il principale strumento preventivo, in mano all’amministrazione pubblica, per contrastare le infiltrazioni della criminalità organizzata.
I casi
Per la valutazione dei casi più a rischio, in prefettura a Brescia, due volte a settimana, si riunisce il Gia (gruppo interforze antimafia), composto da rappresentanti delle forse dell’ordine, della Dia e anche dell’Ispettorato del lavoro, che negli ultimi due anni ha rilasciato diciotto interdittive: 9 nel 2022, tutte per ‘ndrangheta; 9 nel 2023, sette per ‘ndrangheta e due per camorra.
Da qualche decennio, ormai, la presenza tanto della mafia calabrese quanto di quella campana, è documentata dalle inchieste della magistratura e dalle relazioni della Direzione investigativa antimafia, che analizza le proiezioni della criminalità organizzata su tutto il territorio nazionale.
«La polemica di questi giorni – continua Laganà – sulla presenza della camorra a Desenzano, potrei dire che per certi versi pecca per difetto, per altri per eccesso. Per difetto, perché purtroppo non è soltanto la camorra che si è da tempo diffusa e insediata in Lombardia e nella provincia di Brescia, ma ci sono altri filoni e organizzazioni criminali. Per eccesso perché Desenzano non credo possa essere indicata come località preferita dalla criminalità. In questo senso non ci sono elementi».
Il territorio
Indubbiamente, l’area del Garda, bresciano e veronese, è particolarmente attrattiva per quel tipo di criminalità organizzata che negli anni si è infiltrata nel settore turistico-alberghiero, nel mondo della notte, discoteche e prostituzione. «E questo – aggiunge Laganà – è un’attività in cui si è specializzata la camorra. L’interesse della ‘ndrangheta, invece, è sempre stato per tutto quello che gira intorno al mondo del movimento terra e dei grandi appalti».
Per contrastare il fenomeno mafioso da anni la prefettura di Brescia ha sottoscritto accordi con le organizzazioni datoriali, con l’Ance, l’associazione dei costruttori edili, e con Confindustria. «L’importante – continua il prefetto – e isolare quegli imprenditori che o per una difficoltà estemporanea o per una loro volontà di fare affari facili, si prestano a certe logiche criminali».
Il Bresciano
Laganà riconosce a Brescia di essere «un territorio che ha forti anticorpi, in alcuni settori in particolare dove c’è una lunga tradizione storica. Alcuni settori di più recente sviluppo sono più a rischio».
Quanto a pizzo e usura, sono fenomeni sconosciuti. Non ci sono in prefettura istanze aperte per racket e strozzinaggio. «Questo però – conclude Laganà - potrebbe essere un segnale d’allarme: si potrebbe, cioè, pensare che chi deve scendere a patti con la criminalità lo fa in bonis. Si sa, comunque, che la criminalità organizzata oggi è meno cruenta e agisce sottotraccia».
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