Il mobility manager della Loggia: «Col nuovo Codice della strada si torna indietro»

Il concetto chiave è questo: le città, i quartieri, gli spazi pubblici sono delle persone, non delle auto. Alberto Sutera è il mobility manager del Comune di Brescia, un incarico che ha come fulcro il sostegno e la promozione delle attività che favoriscono la mobilità sostenibile.
Non siede al tavolo dell’Anci, dove si consuma il dibattito amministrativo e politico, ma osserva il tribolato confronto in corso sul nuovo Codice della strada con gli occhiali da tecnico.
Chi protesta dice che il nuovo Codice sia troppo a favore degli automobilisti: è così?
Sì, lo è: sembra che proponga delle soluzioni non per andare avanti, ma per tornare indietro. Si rimettono in discussione tutti i provvedimenti attuati sulla scorta delle modifiche apportate nel 2020, che puntavano a salvaguardare i ciclisti e ad agevolare la ciclabilità. La domanda che bisogna porsi è semplice: qual è il valore aggiunto di complicare la realizzazione delle ciclabili?
Si complica l’iter legata ai rilevatori di velocità, che devono essere sottoposti a verifiche periodiche. Sulle strade urbane servono davvero?
La verità è che quelli fissi sulle strade urbane si possono installare nel rispetto del regolamento attuativo. Ma questo regolamento non è mai stai redatto, dunque i Comuni non sanno come agire. La battaglia contro i rilevatori può essere giusta se sono collocati dietro i cespugli e non sono segnalati: in quel caso sì, servono solo a fare cassa.
Ma il loro vero scopo è un altro ed è molto utile, i dati lo dimostrano: vanno ben segnalati, in modo molto evidente. In questo modo aiutano in maniera incisiva a garantire la sicurezza stradale che significa poi tutelare tutti gli utenti, inclusi gli automobilisti. Quello che scatta è l’effetto tutor in autostrada: ogni automobilista quando vede i cartelli, rallenta e rispetta i limiti di velocità. L’obiettivo è semplicemente questo ed è opposto al fare cassa: meno multe significa più sicurezza. È chiaro che saranno più efficaci lungo i rettilinei ad alta percorrenza, penso ad esempio alle vie Triumplina, Valcamonica e Turati.
Sulle ciclabili Roma sta commissariando i Comuni?
L’autonomia viene meno e questa sarà una battaglia che dovranno compiere le Amministrazioni: chiedere di poter esercitare il proprio ruolo. Da tecnico, chiedo: che senso ha che lo faccia il Governo? Come fa Roma a conoscere la fisionomia di un quartiere?
C’è chi parla di guerra alle strisce gialle...
Questa è una scelta politica: il punto vero è che se cancelli le ciclagili, le ciclabili o le case avanzate non cancelli le biciclette. Su quelle strade i ciclisti vanno lo stesso: si torna alle situazioni di promiscuità a 50 all’ora, e quindi a una situazione più pericolosa, oppure decidi di istituire un’ordinanza che vieta alcune strade al transito delle biciclette. Aggiungo: chi paga i costi di rimozione di questi interventi?
Quanto impatterà questo nuovo Codice della strada sulla programmazione comunale: modifiche in vista?
Bisogna capire i termini definitivi, ma il Piano urbano della mobilità sostenibile è e resta un documento strategico: quella è la direzione che Brescia ha deciso di intraprendere. La strategia non cambia, continuiamo a crederci: cambiano l’attuazione e la declinazione pratica, in sostanza le nuove regole ci complicano la vita ma troveremo altre soluzioni tecniche. A partire dal regolamento viario, che andrà di certo rivisto e adeguato.
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