CronacaGarda

Il limone, firma e icona del Garda che si mette in posa

La Redazione Web
Simbolo del lago e protagonista di tantissime ricette, il suo profumo è parte dell’esperienza sensoriale di chi visita e frequenta la zona
Limonaie, scrigno di eccellenze gardesane note in tutto il mondo
Limonaie, scrigno di eccellenze gardesane note in tutto il mondo
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Non è solo un frutto: è una firma. Il limone sul Garda non cresce soltanto: si mette in posa. Sta lì, giallo e perfetto, tra le fronde lucide e il muro di pietra, come se sapesse di essere fotogenico. E in effetti lo è: da secoli icona di bellezza e sapore, protagonista discreto di un paesaggio che lo custodisce come un gioiello vegetale.

Le limonaie che punteggiano la sponda bresciana raccontano una storia antica. A Tignale, a Toscolano, a Limone stesso, queste architetture di legno, vetro e pietra proteggono gli agrumi dalla rudezza dell’inverno, permettendo loro di maturare in una latitudine che, a rigor di logica, non sarebbe loro amica. Ma il Garda ha sempre fatto un po’ di testa sua. E qui il limone non solo cresce: prospera, profuma, ispira.

Aroma e sensi

Il suo aroma è parte del paesaggio sensoriale del lago. E da secoli si trasforma in conserve, canditi, dolci e liquori. La buccia, ricca di oli essenziali, finisce grattugiata su una crostata di ricotta o immersa nello zucchero per diventare scorza candita. Il succo si fa ingrediente di salse agrodolci, complice di vinaigrette profumate, amico del pesce d’acqua dolce. La polpa diventa marmellata, ma solo se si ha la pazienza di togliere ogni fibra bianca. Non è un frutto per pigri, il limone.

Accanto ai dolci – tortine soffici, mousse, sorbetti – esistono anche preparazioni più robuste: mostarde agrumate per accompagnare bolliti e formaggi, risotti sfumati con succo di limone e mantecati con un filo di miele agli agrumi, carni marinate e perfino sali aromatici fatti in casa.

La cucina del territorio

La cucina del territorio ha imparato a giocare col limone in modo sempre più creativo. E poi ci sono i liquori. Il limoncello – o il più alcolico limoncino – si fa ancora secondo tradizione, con scorze lasciate in infusione nell’alcol, filtrate e mescolate a sciroppo di acqua e zucchero. Ogni famiglia ha il suo dosaggio, il suo «segreto» (che poi segreto non è, ma guai a dirlo). E ogni bicchierino servito a fine pasto ha il sapore di una chiacchierata vistalago.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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