Il figlio di Roberto Comelli: «Mio padre era a quella festa per cercarmi»
Hanno poco più di un anno di differenza. Uno è in carcere con l’accusa di aver ucciso il padre dell’altro. «Non lo conosco. Lui e i suoi amici non frequentavano Provaglio» racconta il figlio di Roberto Comelli, ammazzato con una coltellata al petto la notte di Capodanno.
Ha 18 anni e racconta chi era suo padre a fianco della madre e delle zie nello studio dell’avvocato al quale la famiglia è affidata. «Ho sentito papà il pomeriggio di Capodanno. Il giorno dopo avrei dovuto vederlo per portargli il motorino da sistemare» ricorda il ragazzo che è poco più giovane di Matias Pascual, l’omicida reo confesso, barista in un locale di Prevalle che di anni ne ha 19.
Cosa vorresti dire a questo ragazzo?
«In questo momento nulla. Ha fatto la sua scelta, ha ucciso una persona e deve pagare. So benissimo che siamo due famiglie distrutte: la mia perché mio papà è morto e la sua perché lui è in carcere».
Chi era tuo padre?
«Voglio dire che non è quello che è stato descritto sui giornali. Chi ha parlato non lo conosceva e non sa il perché di alcuni comportamenti. Lui diceva che non voleva mai stare in casa perché pensava troppo, si deprimeva a stare chiuso in casa. Quindi usciva e stava in giro anche da solo, andava a fare il suo giro per un cercare po' di compagnia, ma non faceva male a nessuno».
Ha fatto così anche la sera di Capodanno?
«Non voleva imbucarsi alla festa, ma come mi hanno detto i suoi amici era andato lì da Timoline, dove aveva trascorso la nottata con altre persone, perché semplicemente stava cercando me. Lo faceva spesso. Usciva di casa e mi veniva a cercare in paese per magari farmi un saluto, offrirmi qualcosa, stare un po' di tempo, anche 10 minuti con me».
La notte di Capodanno però non ti ha trovato.
«Non ero a quella festa, anche se spesso con i miei amici frequento quella zona del paese. Probabilmente non mi ha trovato ed è successo tutto questo».
E quindi tu sei convinto che l’altra notte lui venisse a cercare te? Pensava che tu fossi alla festa?
«Io vado spesso all'oratorio che è lì vicino e stiamo fuori dal tabaccaio di solito. Papà l’altra sera prima ha visto che l'oratorio era chiuso, poi che non ero lì fuori dal bar, è andato alla sala civica e ha incontrato questi ragazzini. Ovvio aveva bevuto, ma come un po' tutti a Capodanno e credo anche tutti i ragazzi. E poi se mio padre fosse stato aggressivo come è stato detto, si sarebbe presentato lui con un’arma e invece è stato ucciso».
Conoscevi ragazzi della festa?
«No, nessuno. Probabilmente lui pensava che ci fossero anche miei amici, ma non è così. Non conosco nessuno di quel gruppo e la cosa agghiacciante è che chi ha ucciso mio padre è poco più grande di me. Credo che sia successo qualcosa molto prima della lite in cui papà è stato ucciso».
Tu e la tua famiglia lo dite perché sapete qualche cosa?
«Quando le forze dell’ordine ci sentiranno racconteremo tutto. Anche di quanto sto subendo in questi giorni».
Cioè?
«Ci sono persone che sui social mi hanno scritto che è giusto che mio padre sia morto e che anche io devo fare la sua fine».
A questo punto interviene l’avvocato che difende la famiglia Comelli. «Nelle prossime denunceremo questi episodi» assicura.
E in merito all’omicidio di Roberto Comelli il legale della famiglia della vittima spiega: «Sicuramente chiederemo di essere ascoltati. Ci mettiamo a disposizione degli inquirenti per essere sentiti e dare un contributo importante per quelli che sono gli elementi di conoscenza che stanno emergendo adesso da parte del nucleo familiare della vittima».
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